Genova è la prima città italiana a siglare un accordo con Airbnb per l’applicazione, la riscossione e il versamento dell’imposta di soggiorno per conto dei propri host, circa 1.100 in città. Ed è già un esempio da seguire per Anci, Comune di Milano e Comune di Bologna, che si sono già mobilitati per studiare le modalità tecniche applicate sotto la Lanterna.
Il sistema genovese di gestione e utilizzo dell’imposta di soggiorno è stato riconosciuto come Good Practice del programma Urbact, il principale programma europeo dedicato allo sviluppo urbano sostenibile: il modello genovese è stato scelto tra 270 progetti provenienti da 219 città di 29 Paesi europei. «la principale capacità che viene riconosciuta al modello Genova – spiega Sibilla – è quella di mettere in atto buone pratiche per la crescita delle piccole e medie imprese».
L’annuncio oggi, a Palazzo Rosso, da parte dell’assessore al Turismo e Cultura del Comune di Genova, Carla Sibilla, e Chris Lehane, responsabile Global Policy and Public Affairs di Airbnb. Con questo accordo Genova si aggiunge a capitali del turismo come Parigi, Lisbona e Amsterdam e a oltre 275 amministrazioni del mondo dove accordi similari sono già in vigore, consentendo di raccogliere e versare in maniera semplificata oltre 240 milioni di dollari. A Genova ammonteranno a oltre 600 mila euro circa le nuove entrate provenienti dalla tassa di soggiorno, considerando che negli ultimi 12 mesi (giugno 2016-giugno 2017) gli ospiti in arrivo sono stati circa 64 mila (57 mila nel 2016, il 70% in più rispetto al 2015), con un impatto economico sulla città di oltre 32,7 milioni di euro.
«Un accordo che è frutto di un lungo e non facile lavoro portato avanti dall’amministrazione comunale e che permetterà di regolamentare un settore rilevante della ricettività cittadina – commenta Sibilla – basti pensare che la piattaforma Airbnb conta nella sola Genova circa 4 mila posti letto. Le risorse che arriveranno saranno destinate alla promozione della nostra città».
Un modello che può diventare pilota a livello nazionale e una buona pratica per tante città italiane ed europee, «favorendo un sistema di sviluppo turistico sostenibile dal punto di vista sociale ed economico», conclude l’assessore. L’accordo rappresenta anche un esempio di come «Airbnb e le autorità dovrebbero collaborare – sottolinea Lehane – Con oltre 300 amministrazioni partner fiscali nel mondo, abbiamo imparato come possiamo collaborare al meglio con le istituzioni per mettere in azione un approccio che raggiunga gli obiettivi del Paese».
Cosa cambia: per tutte le prenotazioni effettuate dopo il 1 agosto 2017, gli ospiti vedranno una nuova voce di costo per l’imposta di soggiorno, che a Genova ammonta a 1 euro al giorno per i primi otto giorni di pernottamento. Un importo che comprende sia la tassa di soggiorno imposta dalla città, sia l’imposta del distretto amministrativo, se applicata. Questa si aggiungerà all’importo totale del soggiorno pagato dagli ospiti e sarà versata al Comune direttamente da Airbnb. L’host quindi non dovrà più calcolare quanto dovuto per ogni prenotazione individuale o trasferirla al Comune, relativamente alle prenotazioni effettuate sulla piattaforma.