Inaugura al CAMeC della Spezia la mostra “Derive” di Mirko Baricchi, visitabile fino al 18 giugno, una raccolta di una trentina di opere su carta e su tela che sintetizzano la produzione degli ultimi dieci anni dell’artista spezzino, e una quindicina di lavori, molti dei quali di grandi dimensioni, realizzati appositamente per l’occasione.
La Mostra “Derive” è curata da Daniele Capra ed è realizzata in collaborazione con la Galleria Cardelli & Fontana di Sarzana, galleria di riferimento dell’artista dal 1997. Sarà visitabile sino al 18 giugno 2017.
Una raccolta che propone il percorso di ricerca del linguaggio formale dell’artista che il titolo stesso sottolinea: “Derive” fa riferimento alla teoria geologica che spiega la formazione dei continenti a partire da un’unica massa indifferenziata, così come le forme hanno derivazione e crescita da elementi marginali, poi con il tempo ritrovati e sviluppati.
«Le mie ultime produzioni, un ciclo numerato da 1 a 25, si intitolano Pangea – spiega l’artista – il primordiale unico continente terrestre da cui sarebbero derivati per frammentazione i continenti attuali. Il riferimento nasce dalla considerazione che un quadro che stavo cominciando, all’inizio di quest’anno, era parte di un frammento, di una sedimentazione di uno dei miei primi quadri del 1997. Una metafora simile alle diversità tra Islanda e Sud Africa che originariamente erano però unite, come un blocco di marmo che in se raccoglie diverse forme».
«Questa raccolta di opere mostra una catena di piccole metamorfosi – prosegue Baricchi – una selezione di opere che copre dieci anni con alcuni elementi grafici, tentativi di descrizioni marginali, diventati l’asse di gravità di altri quadri. Così le macchie di colore che restavano decorative nei primi lavori, oggi sono gli oggetti preponderanti negli ultimi quadri».
Spariscono spunti grafici, calligrafici e texture e si trasformano in altri gesti lasciando spazio a oggetti levitanti e sospesi, come isole, su fondi neri con effetti vinilici su tele di ampia metratura dove sembrano quasi sperdersi. Altro elemento evidente è la quasi totale monocromaticità degli ultimi lavori, che così spiega l’artista: «Ho ridotto all’osso il medium pittorico e fondamentalmente uso un colore nero di ottima qualità manipolato quasi come un olio. In contrasto il verde crea volutamente un altro piano di prospettiva per approfondire di più la terza dimensione virtuale, così si crea una superficie piana, quasi un paradosso verso la percezione visiva. Il nero rimanda alla mia personale passione per l’arte orientale calligrafica: è un colore con una funzione sintetica erroneamente definibile minimale, in realtà nella sua vasta gamma di grigi ha capacità di descrivere anche le forme più tridimensionali».
Il CAMeC è aperto al pubblico da martedì a domenica ore 11 –18 , chiuso il lunedì, aperto lunedì di Pasqua. Si trova in piazza Battisti, 1 La Spezia. Per informazioni: tel. + 39 0187 734593, camec@comune.sp.it, http://camec.spezianet.it.
Nel ritorno nella città d’origine con la sua prima mostra nel Centro d’arte Moderna e contemporanea, Baricchi traccia il punto della ricerca pittorica in 20 anni di lavoro e confronta l’esperienza italiana con quelle estere: «Sono contento di realizzare questa mostra alla Spezia, ora vivo e lavoro in Veneto, a Vicenza, dopo aver avuto anche per anni uno studio a Milano. Le difficoltà di chi fa pittura contemporanea in Italia rispetto all’estero non hanno grandi divergenze da città metropolitana a provincia, è il “Paesone Italia” che si assomiglia, può rassicurare come una “comfort zone” ma in fondo non crea opportunità. I modelli stranieri hanno un diverso approccio rispetto all’arte contemporanea, perché la sviluppano come risorsa. Un caso esemplare è dato dalla nuova scuola di Lipsia, dove dal fermento culturale della città e della sua piccola accademia sono riusciti ad emergere alcuni fra i nomi più importanti tra i giovani artisti della pittura contemporanea come Neo Rauch, Michaël Borremans e Richard Aldrich2».
Mirko Baricchi nasce alla Spezia nel 1970. Terminato il liceo, frequenta l’Istituto per l’Arte e il Restauro Palazzo Spinelli. Inizia a lavorare come illustratore in Messico e al rientro in Italia, alla fine degli anni Novanta, decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura. Vive e lavora tra Vicenza e La Spezia.
Le sue opere sono presenti nelle seguenti raccolte: CAMeC – Centro Arte Moderna e Contemporanea, Collezione Battolini, La Spezia; Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, La Spezia; Civica Raccolta del Disegno – MuSa, Museo di Salò (Brescia).
Tra le sue principali mostre, nel 2016 “Biennale Disegno Rimini”, Museo della Città, Rimini; “Il segreto dei Giusti”, Museo Il Correggio, Correggio; “Archè. Ben prima del nome chiamato”, Atipografia, Arzignano (Vi). Nel 2015 “Humus”, Galleria San Ludovico, Pinacoteca Stuard, Parma; “Humus”, Galleria Fabrice Galvani, Toulouse (F); “[dis]appunti”, Museo Arte Contemporanea, Lissone (Mb); “Close-Up”, Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto (Pg); “Maggese”, Galleria Il Vicolo, Milano; “Treviso a Dante”, Palazzo Giacomelli, Treviso. Nel 2014 “Mus-e Museum”, Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, La Spezia; “Premio Terna”, Archivio di Stato, Torino; “Imago”, Museo della Città, Chiari (Bs). Nel 2013 “Boston-Como”, Como. Nel 2012 “Germogli. e di stelle”, Cardelli & Fontana, Sarzana (Sp). Nel 2011 “De Rerum”, Galerie Fabrice Galvani, Toulouse (F); “Rendez-vous con Mirko Baricchi”, Galleria Bianconi, Milano. Nel 2010 “De Rerum”, Galeria Barcelona, Barcellona (E); “Melting pot”, LA Artcore, Los Angeles (USA). Nel 2009 “Fuori tema”, Galleria L’Ariete, Bologna; “Il Diavolo e l’Acquasanta”, Palazzo Paolo V, Benevento. Nel 2008 “Premio Cairo”, Museo della Permanente, Milano; “Finestra sul Golfo”, CAMeC, La Spezia; “Cloudy”, Cardelli & Fontana, Sarzana (Sp). Nel 2007 “Pinocchio – Mimmo Paladino/Mirko Baricchi”, Galerie Fabrice Galvani, Toulouse; “L’alibi dell’oggetto – Morandi e gli sviluppi della natura morta in Italia”, Fondazione Ragghianti, Lucca.