«La soddisfazione è grande, il ritorno d’immagine per la città è enorme e come amministrazione abbiamo cercato di cogliere tutte le opportunità mediatiche per promuovere al meglio il nostro territorio». Calato il sipario sul Festival dei record (ascolti più alti degli ultimi 15 anni), il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri ha più di un argomento per essere al settimo cielo.
La Rai ha reso pubblici i conti in positivo della kermesse: tra i 15,5 e i 16 milioni spesi contro un ricavo netto di circa 23, in massima parte proveniente da introiti pubblicitari. La convenzione con la città dovrà essere rinnovata entro la fine dell’anno: l’accordo attuale, quello firmato dall’ex sindaco Maurizio Zoccarato, si basa sui 5 milioni per il Comune di Sanremo, a cui si aggiungono le trasmissioni e dirette televisive che la tv di Stato garantisce nel resto dell’anno. Con quei soldi il Comune paga l’affitto del teatro Ariston, quest’anno 1,750 milioni di euro da inizio gennaio fino a “Domenica In”. E se la Rai tira fuori ancora una volta il sogno nel cassetto di un Palafestival (già, ma dove?), Carlo Conti e Maria De Filippi provano a gettare acqua sul fuoco sui cachet stellari dei presentatori. Il primo ha mostrato la ricevuta del suo versamento per i terremotati, mentre la seconda ha ringraziato l’editore Piersilvio e guadagnato solo 10 euro: glieli ha dati in diretta il comico genovese Crozza in veste di fustigatore («non si lavora gratis»). Poi però se li è fatti restituire.
Biancheri cercherà intanto di strappare il più possibile dalla nuova convenzione con la Rai: l’obiettivo minimo è difendere il versamento da 5 milioni per ogni edizione e mantenere il carrozzone a Sanremo, che sarà anche periferia dell’impero ma il suo brand funziona ed appassiona, nonostante i 67 anni suonati. Bonolis il Festival non lo vedrebbe male a Roma. Da Sanremo molti si augurano che a Roma ci rimanga semmai Bonolis. Sempre nelle clausole della convenzione Rai, l’amministrazione della città dei fiori proverà forse a ottenere un posto in più sul palco, da due a tre, per i giovani fuoriusciti da Area Sanremo. La scuola dei cantanti (la organizza la Fondazione Sinfonica) attira in Riviera centinaia di ragazzi che fanno presenze alberghiere e iniettano linfa vitale in un autunno altrimenti piuttosto fiacco. Si dice che Area Sanremo non porti fortuna sul palco dell’Ariston. Ma ci si dimentica un po’ troppo facilmente di Arisa o, per restare più attuali, della cantautrice Amara: ha vinto il concorso nel 2014, ha partecipato al Festival nel 2015. Quest’anno ha scritto le parole della canzone della Mannoia, premiata tra l’altro per il testo più bello.
E poi ci sono i fiori, l’immancabile ingrediente, trait d’union fra presente e passato. Sopite le polemiche per la loro sparizione dalla scenografia, nelle ultime tre edizioni i bouquet sono saliti sul palco a centinaia, al ritmo scandito dal “metronomo” Carlo Conti. Il sindaco-ibridatore, quanto a lui, avrà riso come un matto quando Albano, forse un po’ risentito, ha strappato uno dei “suoi” ranuncoli dal mazzo straripante di Ermal Meta. Il robusto gambo del fiore da laboratorio ha fatto “stoc”, rompendo anche il silenzio di un Ariston che sonnecchiava verso l’annuncio del vincitore Gabbani. In quel suono c’era la solidità ritrovata (di quel che resta) del comparto floricolo. Per il resto d’Italia, solo un sacco di risate.