Gli Stati Uniti continuano a essere al centro degli sviluppi economici e politici mondiali. Le trimestrali mostrano utili in costante crescita, gli indicatori macroeconomici rimangono sempre positivi, qualche dubbio permane sull’effettiva attuazione delle politiche fiscali promesse da Trump in campagna elettorale.
La scorsa settimana è stata caratterizzata dal deludente Pil americano, uscito a 1,9% contro le previsioni di oltre 2 punti percentuali; questo risultato è stato colto al balzo dalla governatrice Janet Yellen che durante il Fomc ha mantenuto un tono piuttosto “dovish” e attendista sul rialzo dei tassi, lasciando peraltro invariati i Fed Funds. Il livello attuale dell’inflazione si conferma ancora sotto la soglia target voluta dalla Fed, il comitato si è detto comunque pronto a intervenire ogniqualvolta le dinamiche di mercato lo rendano necessario. La riunione si è conclusa quindi con un nulla di fatto, lasciando i principali analisti concordi sull’opinione che la Yellen proseguirà nella propria politica monetaria contraddistinta da una pressante attenzione rivolta allo stato di salute dei mercati finanziari.
Nella serata di mercoledì sono stati annunciati al mercato i dettagli dell’aumento di Unicredit, i 13 miliardi di ricapitalizzazione verranno interamente offerti in opzione agli azionisti, ogni 5 vecchie azioni si avrà il diritto di sottoscriverne 13 nuove a un prezzo di 8,09 euro, corrispondente a un 38% di sconto sul Terp calcolato sul prezzo di chiusura del primo di febbraio. I diritti di opzione possono essere esercitati dal 6 al 23 febbraio, mentre è in corso la negoziazione sul mercato (dal 6 al 17 febbraio). Valutati, sia il livello di sconto applicato, sia la sottoscrizione del contratto di garanzia, che vedrà impegnate una ventina di controparti istituzionali, l’esito dell’aumento non dovrebbe celare grosse criticità.
Altra settimana difficile per i mercati obbligazionari europei. Questa volta a essere penalizzata è stata soprattutto la periferia, il pessimismo è stato generato dalle recenti evoluzioni che il piano di salvataggio Grecia-Ue sta vivendo. La situazione è la solita che continua a ripetersi da più di un lustro, in prossimità della riunione di autorizzazione delle nuove tranche di aiuti finanziari ad Atene, le discrepanze tra le richieste dei creditori europei e gli obiettivi di “austerity” raggiunti dai debitori ellenici, tendono ad ingigantirsi. Questa volta a rendere critica la situazione sono due fattori: la posizione del Fmi che sollecita un taglio del debito greco pena la propria uscita dalle trattative e le imminenti elezioni in Francia, Olanda e Germania, dove ulteriori concessioni a Tsipras potrebbero favorire l’ascesa di forze politiche estremiste. A oggi le trattative sembrano essersi arenate, si continua a rimane prudenti in attesa dei prossimi sviluppi, ricordando che a luglio, Atene dovrà rimborsare circa 7 miliardi di euro di obbligazioni in scadenza.
La settimana appena iniziata vede arrivare dagli Stati Uniti il “Consumer Sentiment” fornito dall’Università del Michigan. Leggenda leggera invece in Europa: a livello societario cominceranno le presentazioni dei bilanci annuali, in Italia si aspettano i risultati dei principali istituti finanziari.