Come ’l viso mi scese in lor più basso,/ mirabilmente apparve esser travolto/ ciascun tra ’l mento e ’l principio del casso;/ ché da le reni era tornato ’l volto,/ e in dietro venir li convenia,/ perché ’l veder dinanzi era lor tolto” (Divina Commedia, Inferno, canto XX, cerchio VIII, bolgia IV)
Nell’Inferno di Dante, canto XX, troviamo dei dannati costretti a camminare a ritroso con la testa girata all’indietro. Sono gli indovini. Nel purgatorio ligure, invece, scontano la stessa pena proprio quelli che in genere non ne hanno indovinata una. Si pensa al Pd e alla galassia della sinistra che da giorni rumoreggia a causa del convegno di Forza Nuova annunciato per sabato prossimo a Genova in nome della lotta al nazifascismo spazzato via dall’Italia 72 anni fa, grazie agli angloamericani (che nelle celebrazioni del 25 aprile di rado vengono ricordati) e dei partigiani.
Si stanno agitando contro la prospettiva della manifestazione non solo gruppi che non sanno come giustificare la loro esistenza e probabilmente riempire le loro giornate, ma anche forze presenti in consiglio regionale che oggi sono riuscite a fare perdere tempo all’assemblea per presentare un odg (votato dalla minoranza) in cui si chiede al prefetto di impedire l’incontro.
Ora, se Forza Nuova è illegale, perché contravviene alla legge sull’apologia del fascismo o per altro motivo, il ministero deve scioglierla e il prefetto deve impedire la manifestazione. Ma se non è illegale, e finché non lo è, ha il diritto di fare tutti i convegni che ritiene opportuno fare. E il prefetto ha il dovere di tutelare il diritto di questi signori di riunirsi ed esprimere le loro opinioni.
A 72 anni dal 25 aprile la cascata di appelli petulanti al prefetto e a Toti perché si uniscano alla lotta antifascista non difende nessuna libertà, è solo vacua e irritante e, forse, spiega perché il nostro governatore, nella classifica pubblicata giorni fa dal Sole 24 Ore, sia tra i pochi presidenti di Regione (sette su diciotto) che hanno aumentato i consensi rispetto al giorno dell’elezione, senza peraltro avere fatto nulla di straordinario.