Il tasso fisso europeo ha vissuto un altro momento di forte debolezza, le vendite si sono concentrate nella giornate di mercoledì e giovedì, senza nessun particolare segnale che potesse anticipare questo movimento. L’Italia, oltre a subire le dinamiche negative dei tassi a livello generale, è stata ulteriormente appesantita da un severo riallargamento dello spread creditizio, nei confronti del Bund decennale si è nuovamente avvicinato a quota 190 bps, soglia già vista il novembre scorso in prossimità del referendum costituzionale.
Questo pessimismo si è scatenato con il giudizio della consulta sull’ “Italicum”, che secondo molti avvicinerebbe l’Italia a un nuovo turno elettorale, con la quasi certezza di non riuscire a ottenere un governo stabile appoggiato da una solida maggioranza.
Martedì scorso è stata la volta della bocciatura per il governo di Theresa May, l’Alta Corte Suprema londinese ha disposto che la notifica dell’articolo 50 del trattato di Lisbona, necessaria per l’apertura dei negoziati con l’Unione Europea, debba essere autorizzata da un voto parlamentare. Tutto questo comporterà un rallentamento sui tempi delle trattative: gli analisti vedono positivamente l’obbligo del passaggio parlamentare, perché dovrebbe contribuire a rendere più fluidi e amichevoli i dibattiti tra Europa e Gran Bretagna, scongiurando così una «Hard Brexit». A suffragare questo ragionamento è stato l’andamento della sterlina, che alla notizia ha reagito positivamente andandosi ad apprezzare nei confronti delle principali valute.
Il mercato azionario italiano continua essere in continuo fermento. Questa volta a tenere banco è stato l’interessamento di Intesa nei confronti di Generali. La notizia ha galvanizzato i titoli del Leone di Trieste, che hanno guadagnato il 15%, mentre i titoli Intesa hanno lasciato sul terreno poco meno del 10%. Questo interessamento, implica però alcune peculiarità, che accrescono le incertezze sul buon esito dell’operazione; da un lato si vuole mantenere l’italianità della compagnia assicurativa, nonostante sia già al vaglio degli interessati la cessione della parte non italiana, mentre dal punto di vista del compratore si vorrà procedere senza comportare forti diluizioni all’attuale azionariato.
I dati economici usciti la settimana scorsa hanno visto la conferma della fase di sviluppo dell’economia britannica in crescita del 2,2% su base annua (2,1% era quanto previsto dagli analisti). Dagli Usa arriva un piccolo segno di debolezza col il Pil in crescita del 1,9% contro un 2,2% stimato degli economisti.
Questa settimana agenda piena di impegni negli Stati Uniti. Si parte con i dati relativi all’inflazione, per poi passare ai dati relativi ai nuovi occupati nel settore non agricolo (Non Farm Payroll), infine vi sarà anche il meeting della Fed, dal quale non si attendono particolari decisioni in tema di tassi, ma solamente delle anticipazioni sulle prossime mosse del Fomc (Federal Open Market Committee).
In Eurolandia attesi i dati sull’evoluzione del Pil del quarto trimestre, dell’inflazione e del Pmi.
Il tema bancario italiano sarà ancora sotto stretto monitoraggio: si aspettano i dettagli dell’aumento di capitale di Unicredit e nuove notizie sull’operazione Monte dei Paschi.