Punti di vista
Un nugolo di mosche cocchiere sta ronzando sul carro del vincitore delle elezioni presidenziali Usa, Donald Trump. Sono mosche felici, sia perché amano il loro ruolo, non richiesto ma auspicabilmente remunerato, almeno un po’, in termini di visibilità, sia per la soddisfazione, comprensibilissima, di vedere smentiti i sondaggi e le previsioni dei guru che indicavano i dieci o più motivi per cui Hillary Clinton non avrebbe potuto non vincere.
Naturalmente tra i volontari aurighi non potevano mancare i politici della nostra regione e, naturalmente, l’evento americano viene ricondotto alle vicende ligustiche.
«#Trump ha saputo cogliere i bisogni dei cittadini e i veri problemi dell’America! Il #4dicembre tocca all’Italia! Per cambiare #ServeUnNo! #IovotoNO» esulta su Facebook il nostro governatore Giovanni Toti.
Alessandro Piana (Lega Nord) vede ancora più lontano: «a seguito della vittoria dei Repubblicani… la Liguria potrebbe diventare anche il trait d’union tra gli Usa e la Federazione Russa «Trump sospenderà embargo a Putin e la Ue si dovrà adeguare».
Edoardo Rixi (Lega Nord), assessore regionale allo Sviluppo economico, non ha perso tempo, ha preso carta e penna, o computer, e ha scritto direttamente a Trump, «congratulandosi per la vittoria ottenuta ed esprimendo «piena disponibilità ad intraprendere collaborazione e iniziative volte a rafforzare i nostri rapporti politici, sociali ed economici». Gli esperti di politica mediterranea della Casa Bianca è prevedibile debbano accompagnare la lettera di Rixi con una nota esplicativa.
A nostro beneficio l’assessore aggiunge: «ora tocca agli italiani dimostrare coraggio e voglia di ripartire, di essere liberi delle proprie scelte. Il referendum del 4 dicembre, dopo anni di governi abusivi, sarà il giorno della liberazione da Renzi e per tornare a essere padroni del nostro futuro. Domenica a Firenze, con il nostro segretario federale Salvini, sarà una grande giornata per manifestare la volontà popolare e voltare finalmente pagina anche nel nostro Paese».
Secondo Beppe Grillo «Gli imbecilli, i barbari, gli scemi, i populisti e i demagoghi, definiti così da tutti i grandi filosofi di oggi sono riusciti a trovare canali d’informazione al di fuori dal radar dei grandi media, perche’ i blog sono quelli che capivano quello che stava succedendo». Anche per il leader dell’M5S le presidenziali Usa incideranno sul nostro referendum. «Non avete visto – ha detto – i nostri menomati morali che sono andati a prendere pacche sulle spalle dai perdenti»?
I commentatori della sinistra più che mosche cocchiere sono mesti testimoni. Il segretario del Pd Genova Alessandro Terrile, osserva: «ha vinto Trump. Le ragioni sono molte e diverse, e ci vorrà tempo per costruire un’idea condivisa del perché. A caldo, ritengo sia un errore inutilmente consolatorio aggrapparsi a concetti quali rabbia, populismo, demagogia, ignoranza collettiva. Penso sia un errore perfino ridurre la vittoria di Trump alla vittoria della paura sulla speranza. E non solo perché Hillary – ora possiamo dirlo – di speranza è riuscita a infondercene pochina. Trump ha battuto una formidabile macchina organizzativa, fatta di personale politico di qualità, di grandi testimonials, di dimostrata capacità di governo, e ho impressione ci sia riuscito non solo giocando sulla paura, ma facendo leva sulla speranza di cambiamento. Che a quando ci dicono i commentatori Usa proviene soprattutto dai ceti più deboli, dalle minoranze (storicamente elettori democratici) che – a torto o a ragione – vedono sulla loro pelle solo gli effetti negativi della globalizzazione. E non percepiscono nel blocco progressista democratico un valido alleato al loro fianco. È una riflessione utile e urgente anche al di qua dell’atlantico. Dove abbiamo già misurato a giugno in Inghilterra che chi è percepito come sistema perde».
Simone Regazzoni (Pd), candidato alle primarie genovesi del centrosinistra per l’elezione del sindaco e in vivace polemica con l’establishment locale del suo partito, più battagliero che mai, mette in guardia la politica che non sa più capire il popolo. «Siamo entrati – scrive Regazzoni su Facebook – in una nuova era della politica. Spazzerà via molte delle nostre convinzioni e certezze. È una rivoluzione che andrà letta e capita, evitando i facili esorcismi e banalità come “il sonno della ragione genera mostri”.
«Quel che è certo – aggiunge Regazzoni – è che se usi vecchie ricette e vecchie figure di apparato contro il nuovo populismo vieni spazzato via. Non per la follia del popolo: ma per la tua incapacità di ascoltarlo davvero, per la tua incapacità di innovare il tuo discorso politico. Piaccia o meno, questo nuovo (e pericoloso) populismo – radicale, iconoclasta, anti-apparato – di cui oggi Trump è l’incarnazione perfetta, parla a un popolo che il resto della politica non sa più capire».