La settimana passata ha registrato un rialzo della volatilità implicita, alimentato dall’incertezza derivante dall’approssimarsi delle presidenziali Usa, che ha portato il Vix a toccare il 2 novembre un massimo a 28,14, e i principali mercati azionari a sperimentare una settimana di flessione. Il movimento ha portato lo S&P 500 a toccare quota 2.085,18, un valore che corrisponde a una correzione del 4,89% rispetto al massimo del 2016, messo a segno il 15 agosto. L’aumento dell’avversione al rischio ha generato un calo dei principali mercati azionari mondiali, e portato a un allargamento degli spread rappresentativi del rischio emittente (corporate, debito emergenti, Btp vs Bund/Treasuries).
Le tendenze descritte hanno subito una brusca interruzione, dopo l’eliminazione, da parte dell’Fbi, di qualunque pregiudiziale nei confronti di Hillary Clinton. La diffusione di questa notizia ha portato a un deciso rimbalzo del Nikkei, e ha dato l’avvio a un forte rialzo dei principali listini europei
I contrasti politici interni all’economia britannica, che vedono da un lato la pronuncia dell’alta corte di Londra, che reputa necessario il voto del parlamento inglese per dare il via alla Brexit, e dall’altro una sempre più netta presa di posizione della May sulla necessità che sia il popolo inglese ad avere l’ultima parola in tal senso, hanno portato la sterlina a oscillare, gli scorsi giorni, in prossimità dei suoi minimi d’anno contro euro.
Gli Stati Uniti: gli indici Ism di ottobre hanno mostrato una accelerazione nel tasso di espansione del settore manifatturiero, e una perdita di vigore nel tasso di crescita del settore servizi. In flessione dello 0,3% gli ordini di beni durevoli. La statistica, depurata dalla dinamica dei trasporti, ha comunque registrato un rialzo dello 0,1%. Il calo del tasso di disoccupazione, dal 5% al 4,9%, e la crescita tutto sommato sostenuta dei salari non agricoli confermano che la condizione complessiva del mercato del lavoro si è mantenuta complessivamente buona.
In Cina gli indici Pmi di ottobre hanno mostrato una dinamica di accelerazione comune sia al settore manifattura che al settore servizi, che conferma i recenti segnali di tenuta della congiuntura domestica. Ancora in contrazione le riserve valutarie, da 3166,4 a 3120,7 miliardi di dollari, un dato inferiore alle stime mediane degli analisti. In questo caso, il movimento desta maggiore preoccupazione. Sarà quindi necessario tenere sotto monitoraggio, nei prossimi mesi, l’evoluzione di questa variabile.
Tra i principali market mover della settimana, al primo posto le elezioni americane: a livello di sondaggi, il candidato con le maggior chance di successo è ora Hillary Clinton, nonostante le scorse settimane Trump abbia scalato alcuni consensi. Ci aspettiamo che una vittoria del candidato democratico potrebbe dissipare, almeno nel breve termine, qualche elemento di incertezza. Viceversa, se dovesse spuntarla Trump, prevarrebbe, almeno nel breve termine, un clima di maggiore incertezza, che potrebbe portare a ulteriori sell-off di Borsa. Per quello che riguarda la Cina, attesi gli importanti dati di settembre sulla bilancia commerciale (esportazioni/importazioni), sul tasso di inflazione (ora all’1,9%) vendite al dettaglio (ultimo dato: +10,7%), produzione industriale (ultimo dato: 6%) e investimenti (ultimo dato: 8,2%). Le attese degli esperti sono che le statistiche relative all’interscambio con l’estero possano manifestare una tendenza.