C’è una moneta, l’euro, che ha qualche problemino ma che resta l’unica ad avere corso legale. E ce n’è un’altra, virtuale e complementare, che da oggi anche le imprese liguri potranno cominciare a usare per scambiare beni e servizi, fianco a fianco con quelle piemontesi. Il circuito Piemex.net, già attivo in Liguria, è stato presentato alla Camera di commercio delle Riviere di Imperia. Ne fanno parte, per ora, 250 operatori delle due regioni e si basa sulla permuta di beni e servizi, attraverso un sistema di crediti virtuali (un Piemex vale un euro) «da spendere e poi restituire regolando contabilmente la partita come se fosse stata pagata in euro, con uguali implicazioni fiscali e tributarie».
Un’esperienza nata in Sardegna nel 2010 come risposta alla crisi che riduceva la liquidità delle imprese: “Sardex” per l’economia dell’isola è stato un boom. Il modello si replica, arriva in altre regioni italiane. Piemex sbarca in Liguria grazie a un team (Ligurex srl) che fa capo a un gruppo di imprenditori del ponente: Luca Giovannetti, Maurizio Nico, Federico Crespi, Isabella Barreca e Franco Negri. Con loro, per il lancio, anche Enrica Ghiotti, Ad di Eutopia, la società di gestione del circuito. «L’imprenditore ha bisogno di spendere ma non ha disponibilità di euro» – prova a sintetizzare Federico Crespi, di Sanremo, per Liguria Business Journal. «Sa che potrebbe pagare vendendo i propri prodotti. Si iscrive nel circuito e, per prima cosa, riceve un credito da spendere, a tasso zero. Acquista quello che gli serve nel circuito e può incrementare le vendite, aumentando il proprio fatturato in euro. Una parte di questo fatturato sarà pagata in crediti virtuali (Piemex) dagli altri iscritti al circuito, così il suo conto tornerà in pari. Il ciclo ricomincia da zero. Non c’è rischio di insolvibilità perché Piemex tiene conto di cosa vendi. Se io per assurdo producessi astronavi – conclude Crespi – sarei fuori mercato». Piemex, insomma, è anche un team di consulenza, oltre che un sistema di scambi di beni e servizi.
Per capire Piemex bastano pochi concetti. Tasso zero: significa che la moneta ha valore quando è spesa, chi accumula vedrà il suo potere d’acquisto erodersi naturalmente per effetto dell’inflazione e i “tesoretti” in Piemex non servono a nulla. Velocità di circolazione: diretta conseguenza del principio precedente, è stato rilevato che i Sardex, nel 2014 circolavano otto volte più veloce della moneta normale, e ovviamente ogni transazione produce ricchezza, o Pil. Fiducia: il circuito accorda a ogni impresa un credito commisurato a una serie di parametri, non ultimo la “vendibilità” dei prodotti e servizi che può mettere a mercato.
La scelta di associare la Liguria nel circuito piemontese si fonda su un insieme di «sinergie e massa critica tra le imprese di due regioni che da sempre hanno intensi scambi commerciali tra loro», hanno spiegato i relatori di Ligurex. Il presidente di Piemex Gabriele Littera è proprio uno dei soci fondatori di Sardex: nato nel 2010 (dopo Lehman Brothers), nel 2014 connetteva già oltre 3 mila imprese dell’isola, dall’industriale all’artigiano, al viticoltore o al ristoratore. Da moneta complementare per il B2B, diventa ben presto anche B2E (business to employee): immaginando di dover pagare un anticipo, o un premio a un proprio dipendente, l’imprenditore sceglie il credito virtuale. Il dipendente riceverà comunque un ammontare di valore da spendere per aumentare la propria capacità di reddito. L’idea è quella di sviluppare anche il B2C, ovvero coinvolgere il cittadino. Il modello, però, è quello svizzero: nella patria delle banche la moneta complementare si chiama Wir, l’hanno fondata nel 1934 ed è diventata un istituto di credito. Genova, che le banche le ha addirittura inventate, è sempre in tempo per recuperare terreno.