La riforma costituzionale “è profondamente contraddittoria, perché sancisce il passaggio da un regionalismo senza Senato delle autonomie a un Senato delle autonomie senza regionalismo”. Questa la principale critica che i tre governatori di centrodestra Roberto Maroni (Lombardia), Giovanni Toti (Liguria) e Luca Zaia (Veneto) muovono nel documento che hanno sottoscritto oggi al Circolo della Stampa di Milano e che hanno sintetizzato in uno slogan, “Serve un no!”.
Nella sintesi del documento emerge la convinzione che l’impianto della modifica costituzionale ispirata dal governo Renzi “si contrappone, nei suoi contenuti, all’articolo 5 della Costituzione, perché i principi del decentramento e della promozione delle autonomie territoriali e delle autonomie locali non sono solo principi ispiratori dell’organizzazione della pa, ma sono anche sacrosanti diritti del cittadino-elettore per la costruzione di una vera democrazia di prossimità”.
I tre presidenti hanno quindi elencato i punti di un’ulteriore riforma istituzionale, che “è rappresentata dall’adozione del modello presidenza”, insieme a un “modello di federalismo” che abbia come “ineludibile punto di partenza la graduatoria del residuo fiscale”.
Si legge nella sintesi del documento: “Alle Regioni che guidano tale graduatoria devono essere assegnate d’ufficio tutte le competenze concorrenti iscritte nell’articolo 117 della costituzione”. Mentre il Senato si trasformerebbe in una “assemblea delle autonomie” con un contestuale “processo di accorpamento delle Regioni”.