I rumors sulla riduzione del Quantitative easing (la manovra della Bce che consente di immettere denaro nel sistema economico grazie all’acquisto di titoli, nel tentativo di rilanciare l’economia), hanno provocato la partenza in rosso per le Borse europee, nonostante la smentita.
Ftse Mib a -0.5%, Parigi perde l’1,13%, Francoforte l’1% e Madrid lo 0,96%. Solo Londra regge: +0,05%, complice la sterlina debole mentre si delinea il percorso per la Brexit, ieri era salita sui massimi dall’aprile 2015.
A Piazza Affari in calo gli industriali, gli energetici e il lusso. In coda al listino Exor (-1,89%), Cnh Industrial (-1,55%) e Fca (-1,39%).
Sul mercato dei cambi, l’euro è scambiato in avvio a 1,1223 dollari (da 1,1155). La sterlina riaggiorna i minimi da 31 anni e scende sotto 1,27 dollari a 1,2699 (da 1,2740 ieri in chiusura). L’euro/sterlina segna 0,8836 (da 0,8758 ieri).
Petrolio in netto rialzo viste le attese di un netto calo delle scorte settimanali Usa: il Brent sale dello 0,98% a 51,36 dollari al barile e il Wti dell’1,09% a 49,22 dollari al barile.
Sui mercati asiatici l’indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso in progresso dello 0,5% a 16.819,2 punti, trainato dai titoli delle società esportatrici e dalla ripresa di quelli del comparto finanziario. Una tendenza favorita dall’indebolimento dello yen vicino alla soglia di un cambio a 103 nei confronti del dollaro.
Per quanto riguarda il comparto obbligazionario, inevitabili i riflessi sullo spread dei Btp con il Bund tedesco: il decennale benchmark mostra un differenziale di 142 punti rispetto al pari scadenza tedesco.