La Uil di Genova e della Liguria chiede alla Regione Liguria di cambiare sede alla centrale operativa della Protezione civile.
“Paradossalmente – si legge in una nota firmata da Lella Trotta (segretario confederale Uil Genova e Liguria) e Aldo Ragni, segretario generale Uil Fpl Genova e Liguria – la centrale operativa della Regione Liguria è situata in zona esondabile in viale Brigate Partigiane alla Foce, priva dei necessari requisiti antisismici, e in caso di alluvione si è già verificata l’impossibilità di recarsi in servizio per gli operatori. In pratica il sistema fa acqua da tutte le parti”.
Ad appesantire la funzionalità della Centrale, rileva la Uil, concorre la grave carenza di personale che compromette, di fatto l’operatività della stessa vista l’impossibilità di gestire correttamente i turni operativi, soprattutto in caso di allerta prolungata.
Il sistema di protezione civile ha i suoi protocolli da applicare, a seconda del tipo di allerta da diffondere. La normativa in materia stabilisce che le centrali operative abbiano dei requisiti di sicurezza molto più elevati delle normali abitazioni e collocati in aree non a rischio.
Per rispondere a tale carenza la Uil aveva proposto di assorbire il personale della ex Polizia Provinciale Ligure, a oggi inserito sul portale web del dipartimento della funzione pubblica, per la ricollocazione del personale attraverso processi di mobilità.
“Non abbiamo avuto riscontro – si legge nella nota – rispetto alla insufficiente dotazione organica e alle gravi carenze della centrale operativa, nonostante le reiterate richieste rappresentate agli assessori regionali. La centrale operativa deve essere collocata in luogo dove possa sempre essere garantita l’operatività di fronte a qualsiasi rischio possibile. La Uil a supporto della fondamentale funzione che riveste la Protezione civile promuoverà iniziative e attività di sensibilizzazione affinché non continui l’indifferenza delle istituzioni che come già accaduto, dimenticano i problemi con il cessata allerta. Oggi non ci sono più alibi”.