Nove punti per affrontare il fenomeno dell’immigrazione da un altro punto di vista, «una proposta non ideologica ma costruttiva», l’ha definita Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, che ha firmato insieme ai colleghi di Lombardia (Roberto Maroni) e Veneto (Luca Zaia) un documento congiunto che verrà inviato al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini.
I governatori ribadiscono che non riconoscono le quote e le modalità di assegnazione dei migranti e chiedono un nuovo incontro per ridiscutere tutto.
Intanto però avanzano le loro proposte: «Sarebbe necessario, come avevo fatto io quando ero ministro dell’Interno – dice Maroni – dichiarare lo stato di emergenza. Perché questo fenomeno deve essere destinato ad azzerarsi».
Le altre due principali proposte, ricalcano ciò che aveva fatto Maroni e riguardano il blocco dei flussi degli immigrati alla partenza, con centri di prima accoglienza nei Paesi del Nord Africa per provvedere in quei luoghi all’esame delle richieste d’asilo, e la promozione di accordi bilaterali con i Paesi d’origine per i rimpatri.
Il problema è che in Libia, per citare il Paese da cui partono in tanti per raggiungere le coste italiane, un governo non c’è: il primo ministro Fayez al-Sarraj a fine agosto è stato costretto a rifugiarsi in Tunisia, mentre sta emergendo la figura del generale Khalifa Haftar. Difficile riuscire a realizzare quello che suggeriscono i tre governatori, sarebbe necessaria prima una stabilizzazione dell’area. La Tunisia invece ha un nuovo governo da pochi giorni, presieduto da Youssef Chahed.
Gli altri punti sono: la richiesta all’Unione Europea di predisposizione di Piani di miglioramento delle condizioni di vita nei luoghi di origine dei cosiddetti migranti economici che a oggi non hanno titolo a entrare nell’Unione Europea (anche se un giudice del Tribunale di Milano recentemente ha equiparato la povertà come a una condizione sufficiente a restare in Italia, come guerre e persecuzioni, visto che si parla di tutelare i diritti universali dell’uomo); la conferma del reato di immigrazione clandestina, presente in numerosi Paesi europei, attraverso il pagamento di una contravvenzione, potenziando il contrasto al traffico degli esseri umani; la possibilità di istituire nuovi Centri di identificazione ed espulsione solo tramite accordi bilaterali con le Regioni che diano il loro assenso; l’adottare soluzione ad hoc per le regioni di confine per evitare tensioni sociali com’è accaduto a Ventimiglia: «Per la Liguria – sottolinea Toti – non si è tenuto conto del numero di migranti respinti alla frontiera dalla Francia». Gli ultimi due punti riguardano il ripristino del sistema relativo all’immigrazione regolare disciplinato dal sistema dei flussi e dal permesso di soggiorno ottenuto in presenza di un contratto di lavoro, anche valutando la selezione solo a favore di chi condivide pienamente la Carta dei valori di cittadinanza e di integrazione del 2007 del ministero dell’Interno. Viene chiesto inoltre di rivedere le regole e le dotazioni finanziarie della sanità internazionale.
Per Zaia il governo non deve diventare «il tour operator dell’Africa intera». Secondo Zaia questo è causato dal messaggio che il governo sta mandando: «Venite in Italia che non c’è nessun problema, invece dovremmo mostrare i voli di rimpatrio, così uno ci pensa due volte prima di partire. In Veneto ci sono 517 mila migranti, l’11% della popolazione, si sono integrati, ma ora basta, la misura è colma. Due terzi degli immigrati non hanno titolo per entrare nel nostro Paese. Non vogliamo avere nulla a che fare con chi viene da noi senza voler lavorare e soprattutto senza rispettare le regole».
Le quote per ogni singola Regione sono state rinnovate 14 volte senza confronti, ai governatori della trilaterale non sta bene.
L’inizio di una collaborazione che «porterà lontano»
«Quello di oggi è l’inizio di un lavoro che “porterà lontano”», dice il governatore della Lombardia Roberto Maroni sulla collaborazione con Veneto e Liguria, che porterà Toti a Pontida il 16 settembre.
Uno dei prossimi incontri sarà dedicato alle riforme e in particolare alla la riforma del Titolo V: «Com’è stata ideata toglierebbe moltissimi poteri alle regioni e allontanerebbe le competenze di molti settori strategici. Il Senato delle Regioni inoltre è inutile, visto che ha competenze che cozzano con quelle della Conferenza Stato-Regioni. Dopo il pasticcio che abbiamo affrontato con la riforma delle Province vorremmo cercare di evitarne altri».
Un altri incontro, a Venezia, invece sarà dedicato ai conti pubblici: «La prossima finanziaria si preannuncia di lacrime e sangue».
Tuttavia Toti ha smentito che esista un partito dei governatori, ma «solo un esempio di collaborazione concreta con proposte per governare bene».