«La guerra è finita ma la pace è tutta da costruire». Così il presidente dei Giovani di Confindustria, Marco Gay, nella sua relazione al convegno di Santa Margherita, definisce la situazione e le prospettive del Paese al termine della lunga crisi economica e agli inizi di una ripresa che per consolidarsi ha bisogno di innovazione sul piano politico ed economico.
«Le condizioni del 2007, per come lo abbiamo conosciuto – ha detto Gay – non ci sono più e non torneranno: è una nuova epoca, è un nuovo modo di fare impresa».
Il presidente dei Giovani ha fatto un bilancio delle riforme realizzate dal governo per fare fronte alla crisi: «via l’articolo 18, via la pubblica amministrazione che secreta gli atti, via i vitalizi ai parlamentari, via una scuola che non si alterna con il lavoro ma con gli scioperi, via un fisco che tassa i dipendenti anche quando non si fanno profitti, via il rigore di Bruxelles. Diciamoci la verità: solo qualche ano fa ci sarebbe sembrato impossibile».
La forza del nostro sistema economico sta nella capacità di innovare: «ci sono 52 mila start up ad alta intensità di innovazione che sono nate dall’inizio della crisi e hanno generato 18 miliardi di fatturato e 218 mila nuovi posti di lavoro. Ci sono imprese che hanno saputo innovare, internazionalizzare e inventarsi un nuovo mercato. Un quinto dello stock totale di occupazione globale si concentra nelle start up e queste nell’ultimo decennio hanno creato ben il 50% dei nuovi posti di lavoro».
«Il ministro Calenda – ha sottolineato Gay – ha annunciato all’assemblea di Confindustria un piano industriale entro settembre. Ci ha detto che non sarà un piano industriale scritto da burocrati, calato dall’alto, non vogliamo leggerlo a settembre, vogliamo scriverlo insieme oggi».
In prospettiva, «se verrà portata compimento la riforma fiscale, senza altri altri stop elettorali come quello sull’Imu, l’idea del “niente tasse per chi investe nelle pmi italiane” potrebbe davvero fare fluire la ricchezza privata degli italiani verso chi produce, verso l’economia reale».
A proposito dei rapporti con la politica, secondo il presidente dei Giovani « l’Italia non può più fare a meno di una legge sulle lobby e serve un governo che parla più con le imprese con chiarezza e trasparenza».
Secondo Gay, «siamo a una svolta sociale e politica» e «quella del referendum è l’occasione che non possiamo perdere». Occorrono «il superamento del bicameralismo perfetto, tanto perfetto che esiste solo in un paese come il nostro, l’eliminazione di un organo costoso e sorpassato dai fatto come il Cnel, una ripartizione logica delle competenze tra Stato e Regioni che permetta al Governo di fare politica industriale e alle aziende di pianificare investimenti e insediamenti senza dover sottostare alle logiche di campanile».
Di fronte alle sfide attuali l’Italia e gli altri paesi europei non devono chiudersi. «La Brexit è una scelta suicida in primis per gli stessi inglesi». La scelta è tra «unirsi per resistere e crescere o divider su e crollare».
Anche verso chi bussa alle porte dell’Europa «non dobbiamo alzare muri verso questa nuova umanità, dobbiamo invece integrarla, farne la nostra forza umana ed economica».
Servono inoltre «una vera unione fiscale, un vero unico mercato del lavoro».