Le associazioni dei gestori di pubblici esercizi genovesi non ci stanno: sono pronte a mettere in atto tutti gli strumenti a loro disposizione per contrastare l’ordinanza anti-movida del Comune di Genova che, secondo quanto si legge in una nota, “fissando limitazioni di orario ai locali (a prescindere dal fatto che questi si attengano o meno al rispetto delle regole in materia di somministrazione e vendita di alcolici), penalizza in maniera ingiustificata gli esercenti onesti del centro storico e turba le normali dinamiche commerciali”.
Questi i motivi per cui Fiepet-Confesercenti e Fepag-Ascom hanno segnalato all’Antitrust i punti del provvedimento comunale costituenti profili di illegittimità e, la settimana prossima, procederanno anche con il ricorso al Tar. Fepag e Fiepet condividono gli obiettivi di miglioramento della vita nel centro storico, ma precisano che “Non è possibile mettere sullo stesso piano i tanti commercianti seri e i pochi che provano a fare i furbi, fissando un orario di chiusura anticipata uguale per tutti. Erano state le stesse Fiepet e Fepag a chiedere, da tempo, un giro di vite contro ogni forma di abusivismo commerciale, ma per riuscire nell’obiettivo sarebbe stato sufficiente far rispettare le regole esistenti mediante seri controlli da parte delle forze dell’ordine. Estendendo in maniera generalizzata l’obbligo di chiusura all’una di notte nei giorni infrasettimanali e alle due nei weekend, invece, il Comune provoca un danno economico a tutti gli operatori del centro storico, indistintamente, e questo è inaccettabile, anche alla luce degli investimenti sostenuti da molti esercizi: basti a pensare a quelli che si sono dotati, pagandolo di tasca loro, di un servizio di vigilanza interno ed esterno al locale”.
Le ragioni di Fiepet e Fepag poggiano su quanto lo stesso presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Giovanni Pitruzzella, aveva affermato in audizione al Senato il 1 luglio dello scorso anno: “Le restrizioni alla libertà degli operatori economici in materia di orari e di giornate di apertura e chiusura degli esercizi commerciali – si legge nel verbale dell’audizione – ostacolano il normale dispiegarsi delle dinamiche competitive, riducendo la possibilità per le imprese di differenziare il servizio adattandolo alle caratteristiche della domanda e sono pertanto suscettibili di peggiorare le condizioni di offerta e la libertà di scelta per i consumatori, senza peraltro avere una valida giustificazione in termini di efficienza dal punto di vista degli operatori né in relazione a particolari interessi pubblici meritevoli di tutela”.
«La vigente normativa nazionale – ricordava ancora il presidente dell’Antitrust ai senatori – prevede dunque che le attività commerciali non possano essere soggette a limiti in materia di orari di apertura e chiusura dei relativi esercizi, essendo rimessa ogni decisione in materia al libero apprezzamento degli operatori economici». Nell’esposto all’Antitrust, inoltre, le associazioni di categoria richiamano l’attenzione anche sul conflitto di competenze tra gli enti locali e lo Stato: “Se da una parte spetta in effetti alle Regioni e, comunque, non ai Comuni, legiferare in materia di commercio, il commercio stesso è inevitabilmente influenzato dalla materia sulla concorrenza che è, invece, di esclusiva competenza dello Stato”.