L’analisi degli esperti parla di una settimana, quella che ci siamo appena lasciati alle spalle, contrassegnata dalle performance abbastanza deludenti dei mercati azionari, che vanno dalla sostanziale stabilità del Dow Jones, al -2% delle piazze europee, fino al –4% dell’Italia, dove le banche hanno continuato a fornire un contributo di performance negativo. Il Btp decennale italiano ha leggermente ampliato i rendimenti passando da 1,30 a 1,40. Il petrolio ha subito ridimensionamenti dei prezzi di circa il 3%, ma rimane in area 45 Usd/barile, ben lontano dal baratro dei 27 Usd/barile. Sembra inoltre essersi molto ridimensionato il senso di fobia con cui gli operatori di mercato ne leggevano le quotazioni. Il dollaro è rimasto sostanzialmente stabile attorno a 1,14 contro Euro.
Venerdì 6 maggio sono usciti gli attesi dati sull’occupazione Us: se fossero stati forti, avrebbero aumentato la probabilità di un rialzo Fed con conseguenze su borsa Us, Emergenti e a cascata su tutto il resto. Se deboli, avrebbero lasciato intravvedere un rallentamento macro. Il report è stato invece piuttosto debole: creazione di 160 mila nuovi posti di lavoro contro le attese di 200 mila e revisioni dei dati precedenti di 19 mila unità in meno. La disoccupazione rimane invariata al 5% contro attese degli operatori a 4,9%. Ora, per quanto il dato rimanga importante e lo sia ancor di più da quando la Fed ha inserito questa misura tra i parametri sotto osservazione per valutare le proprie azioni di politica monetaria, gli esperti non possono assegnare eccessiva rilevanza al dato viste anche le possibili correzioni che, a posteriori, possono riorientarlo in misura rilevante. Comunque le aspettative del mercato rispetto a un possibile aumento Fed già a giugno si sono affievolite e ora si attestano attorno al 8% dal 12% di un mese fa.
I mercati azionari hanno reagito con compostezza e senza apprezzabili variazioni. In Europa torna alle cronache l’affaire Grecia: il Parlamento ellenico ha approvato la riforma pensionistica e si aspetta di vedere ripagato questo sforzo con lo sblocco dell’ulteriore tranche di finanziamenti facenti parte del programma di aiuti finanziari internazionali approvato l’estate scorsa. A tal fine a Bruxelles si sono riuniti i ministri europei per valutare la procedibilità, ma già rimane inevasa da parte della Grecia la richiesta avanzata dai creditori internazionali (Commissione europea, Bce, Fmi e Esm) di un ulteriore pacchetto di manovre in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di avanzo primario del Pil previsto al 3,5% nel 2018. Questa vicenda, come il referendum britannico alle porte, potrebbero riportare tensione sui mercati europei e anche un riallargamento degli spread dei Paesi periferici.
In Italia hanno riportato alcune banche, tra cui Intesa che, pur non avendo deluso le aspettative, è stata penalizzata con qualche vendita, e Mps. Attesa in settimana Unicredit che si teme possa non riportare dati premianti.