Il mercato dell’edilizia a Genova sta cambiando, per l’interazione di fenomeni sociali, demografici, economici e normativi. Evolve la domanda, e l’offerta deve quindi rispondere alle nuove esigenze, anche facendo ricorso a nuovi stumenti come la collaborazione con gruppi internazionali. È l’analisi di Filippo Delle Piane, presidente di Ance Genova Assedil, intervistato da Liguria Business Journal
«Il mercato – afferma Delle Piane – sta cambiando, è cambiato. Finora, tradizionalmente, gli acquirenti di edifici di tipo residenziale erano di due tipi: chi cercava la prima casa per abitarci e chi intendeva acquistarne una seconda o una terza come bene-rifugio, come investimento sicuro per i propri risparmi. Le cose oggi sono molto diverse. Chi compera la prima casa per abitarci c’è sempre ma a Genova, per noti motivi demografici, la domanda di questo tipo è bassa. A questo fattore si aggiunge un mutamento dei costumi: Molte giovani coppie non intendono acquistare l’appartamento dove andranno a vivere, preferiscono la locazione, che li lascia più liberi di cambiare in caso di necessità, e anche di spendere diversamente il proprio denaro. E alla casa come bene rifugio ormai non si crede più. Le case sono state sempre più tassate, in misura spaventosa, non sono più facilmente liquidizzabili e i rapporti con l’inquilino possono essere un inferno».
«Il costruttore – precisa il presidente di Ance Genova Assedil, potrebbe puntare sulla ristrutturazione e la riqualificazione di case già esistenti. Il nostro patrimonio edilizio è costituito in parte da edifici ormai vecchi, che consumano troppa energia, in certi casi, come in tante e costruzioni degli anni Settanta, anche brutti. Nelle riviere sono numerose le secondo case, utilizzate dai turisti. Una loro riqualificazione rilancerebbe anche il comparto della ricettività».
Case da riqualificare, quindi, per chi le abita, per i giovani a cui affittarle, e per i turisti, Tra l’altro, il turismo si sta diffondendo anche a Genova.
«Purtroppo – osserva Delle Piane – a Genova, ma non solo a Genova, costruire sul costruito, rigenerazione e sostituzione almeno per ora rimangono soltanto slogan. Di fatto non è stata presa nessuna misura per agevolare questa attività. Vai in Comune e vedi che se vuoi ristrutturare la casa devi ripagare gli oneri di urbanizzazione già pagati a suo tempo affronti spese ma non ricevi nessun incentivo».
«Esistono però – precisa il presidente degli edili genovesi – grandi fondi di investimento stranieri, agenzie specializzate nelle gestioni immobiliari che iniziano a guardare anche al residenziale. Anche nel nostro paese. Più a Roma e a Milano, a dire il vero, ma il fenomeno in qualche misura può raggiungere anche Genova e la Liguria. Questi fondi hanno denaro, capitalizzazione, possibilità di effettuare grossi investimenti, sarebbero in grado di superare le difficoltà che si incontrano da noi e per operare in un paese hanno bisogno di partner locali, che conoscano il mercato, le norme, le consuetudini, i fornitori. Però noi imprenditori genovesi per dialogare con questi grandi gruppi internazionali dobbiamo adottare la loro logica, che non è artigianale ma industriale. Noi abbiamo sempre saputo fare il nostro mestiere, dobbiamo ora farlo osservando determinate regole, determinati standard internazionali. A Genova, inoltre, oltre al problema delle regole e della burocrazia esiste quello del scarsità di spazi. E poi dobbiamo tenere conto di vincoli dovuti a valori storici e artistici molto più di quanto i costruttori non siano tenuti a fare altrove. Ma in tutto il mondo le città sono in continua trasformazione, e le nostre, pur con le doverose cautele, non possono rimanere immobili».