Il Comune di Genova limita l’alcool nelle ore notturne nei luoghi della movida, Centro storico e Sampierdarena, emanando due ordinanze che riguardano soprattutto i minimarket, da tempo oggetto di proteste e tensioni da parte dei commercianti e dei cittadini delle zone “incriminate”. Le misure, in applicazione del Regolamento “Movida” e presentate oggi a Palazzo Tursi, puntano a facilitare la convivenza tra attività commerciali, occasioni di ritrovo e rispetto dei residenti e della sicurezza urbana. Ma se per il Comune si arriva al compimento di un percorso di consultazione che ha coinvolto anche i municipi Centro Est e Centro Ovest, le associazioni dei cittadini e le associazioni di categoria, queste ultime non sembrano proprio pensarla allo stesso modo: secondo Cesare Groppi, segretario di Fiepet Confesercenti Genova, «si tratta di un provvedimento iniquo e penalizzante, che il Comune ha annunciato cogliendoci di sorpresa e interrompendo unilateralmente un percorso che, fino a poche settimane fa, era stato invece condiviso».
Ecco perché: in pratica, nel Centro storico e in una parte estesa di Sampierdarena gli esercizi di vicinato (market) che commerciano bevande alcoliche dovranno chiudere entro le 21 di ogni giorno della settimana. Faranno eccezione solo gli esercizi che non commerciano alcolici in alcuna ora della giornata e pertanto non ne dispongono a magazzino. Nelle stesse zone, i pubblici esercizi (bar) e i circoli privati nei giorni di domenica, lunedì, martedì, mercoledì e giovedì dovranno chiudere entro l’una del giorno successivo. Venerdì, sabato e in tutti i giorni prefestivi la somministrazione sarà invece consentita per un’altra ora, fino alle 2 del giorno successivo. Proprio queste ultime disposizioni non sono accettate dagli esercenti genovesi: «Con le due ordinanze sulla movida annunciate questa mattina senza previo coinvolgimento delle associazioni, ancora una volta, il Comune non solo dimostra di non avere capito come risolvere i problemi del centro storico e delle altre zone critiche della città, ma arreca un danno economico enorme agli esercenti in regola, molti dei quali a questo punto rischiano di dover chiudere i battenti − spiega Groppi − Una drastica sforbiciata rispetto a quanto consentito dal Codice della Strada, che invece consente anche l’apertura h24 e fissa come orario limite alla somministrazione di alcolici le tre del mattino in ogni giorno della settimana, e il divieto di vendita per asporto dalle 22 alle 6. Le ordinanze, specifiche per il centro storico e per il quartiere di Sampierdarena, impongono inoltre la chiusura alle 21 per gli esercizi di vicinato che commerciano alcolici».
Secondo quanto contenuto nelle ordinanze, inoltre, dalle 22 gli esercizi artigianali per prodotti alimentari (ristori, paninerie, ecc.) del Centro storico e di una parte di Sampierdarena non potranno vendere bevande di qualsiasi tipo, alcoliche e non alcoliche, contenute in vetro o lattina. Tutti i locali dovranno affiggere all’interno e all’esterno l’orario di effettiva apertura e chiusura e chi somministra alimenti e bevande dovrà collocare un numero adeguato di contenitori per la raccolta di rifiuti nelle immediate adiacenze dell’esercizio e provvedere al loro svuotamento.
L’esigenza di misure di regolazione, contenimento della diffusione dell’alcol, di contrasto ai fenomeni di disturbo della quiete pubblica, ma anche di tutela delle attività regolari contro l’abusivismo, è stata più volte manifestata dai cittadini del Centro storico e di Sampierdarena e dalle organizzazioni dei commercianti e confermata da numerose segnalazioni e denunce alla Polizia municipale. Ma secondo Confesercenti, “un provvedimento che fissa lo stesso orario di chiusura per tutti è penalizzante per la stragrande maggioranza dei bar che si attengono scrupolosamente al regolamento. Le leggi ci sono e basterebbe farle rispettare, punendo i trasgressori con le adeguate sanzioni, fra le quali già oggi è prevista la chiusura anticipata alle 20 per chi non si attiene alle disposizioni sulla vendita e somministrazione di alcolici. Se poi all’una le serrande dovranno già essere abbassate, questo significa che l’effettiva interruzione del servizio di somministrazione dovrà avvenire ancor prima, con evidenti danni economici che, per molte attività, rischiano di essere insostenibili”. Domani subito un incontro tra Confesercenti e Fepag Ascom, nel quale saranno valutate le iniziative da intraprendere, compresa la possibilità di ricorrere alle vie legali.