Una new company che governi le aree del Porto antico e del quartiere fieristico, con
l’attuale Fiera di Genova spa ridotta a bad company e chiusa. La nuova società
dovrà essere dotata di un piano industriale anche in vista della realizzazione del
BluePrint di Renzo Piano, che prevede un riassetto complessivo del water front del
levante cittadino. È la soluzione per superare la crisi di Fiera di Genova spa
indicata dal presidente della Camera di commercio di Genova Paolo Odone.
«Si arriverà – spiega Odone – a una new company. Ovviamente ci sarà una bad company che dovrà chiudere. Ma Genova non può perdere una fiera unica, bellissima, in riva al mare, con il nuovo padiglione di Jean Nouvel. Mi pare anche di capire che ci sia un interesse da parte della Regione, della Città metropolitana, del Comune. Noi, come Camera di Commercio, siamo interessatissimi a che la Fiera rimanga a Genova, ovviamente con una minima parte del personale attuale. Genova non può perdere la sua fiera, che è attrattiva per il turismo. C’è ampio spazio di rilancio ma bisogna mettere insieme Porto Antico e Fiera, un’unica governance, con riduzione dei costi e dei consiglieri e un progetto industriale che stia in piedi».
«I sindacati, giustamente – osserva Odone – sono preoccupati, per la situazione
occupazionale. D’altra parte un ente che perde che perde da 5 a 7 mila euro al giorno non può stare in piedi, e il Comune è già un grosso debitore, con un debito di una quindicina di milioni di euro, molto superiore ai debiti della Fiera che sono di 4 o 5 milioni. Arriveremo alla condivisione di un progetto che non possiamo lasciarci sfuggire».
Il piano industriale della nuova società dovrà tenere conto del Blue Print che riguarda l’area fieristica: «Il Blue Print è piaciuto a tutti, interessa anche a noi, è una leva di sviluppo, ma ovviamente va finanziato, non sarà certo il pubblico a finanziare un progetto da 200 milioni di euro. Ci vorrà anche del tempo. Bisogna immaginare delle soluzioni senza assolutamente perdere la Fiera».