Non sono soltanto le banche italiane ad avere sofferto in Borsa ieri. Piazza Affari ha chiuso con -3,21% nel Ftse Mib, Unicredit ha registrato -7,9% (anche se proprio ieri l’istituto guidato da Federico Ghizzoni ha comunicato di avere chiuso il 2015 con un utile netto di 1,69 miliardi di euro, che sarebbe stato superiore ai 2,2 miliardi escludendo componenti non ricorrenti), sono scesi di oltre l’8% Bpm, Banco Popolare e Ubi, e Carige dello 10,51%, ma anche le banche europee, bersagliate dalle vendite, non riescono a recuperare.
Secondo gli analisti, sulle banche le vendite sono iniziate qualche mese fa, sull’onda dei ribassi delle materie prime e dei conseguenti riposizionamenti di alcuni grandi investitori. Poi si sono aggiunti l’incertezza sulla crescita globale, le norme del bail in e quindi una maggiore sensibilità del mercato al problema delle sofferenze.
Un ulteriore elemento di debolezza del sistema, è l’incertezza generata dalle dichiarazioni rilasciate mercoledì scorso da William Dudley, presidente della potente Federal Reserve Bank of New York, che ha annunciato che «le condizioni finanziarie si sono significativamente deteriorate a livello globale». Queste parole hanno messo in discussione una delle poche certezze su cui potevano contare gli investitori, cioè il processo di normalizzazione della politica monetaria avviato dalla Fed. Fatto sta che ieri in tutta Europa si sono ceduti titoli degli istituti di credito.