Sempre meno parti in provincia di Imperia e il direttore generale dell’Asl 1 Mario Cotellessa annuncia la chiusura del punto nascite del capoluogo, che sarà accorpato entro l’estate a quello di Sanremo (la città più popolosa della provincia).
“Una scelta dell’azienda che tiene conto di un’analisi approfondita delle statistiche e dei trend”, secondo l’Asl 1. La querelle dei punti nascita, che negli scorsi anni sembrava portare verso la soluzione imperiese, era stata congelata. Ma la svolta in senso contrario era ormai nell’aria. Il sindaco di Imperia Carlo Capacci, intervistato da Liguria Business Journal, esprime contrarietà sull’operazione: «Nessun campanilismo, solo una questione di buon utilizzo del denaro pubblico. Il reparto di ostetricia di Imperia è stato appena ristrutturato per 2 milioni di euro. Ora la chiusura e il trasferimento a Sanremo. Mi sono già espresso e continuerò a farlo in sede di conferenza dei sindaci sulla sanità».
L’assessore regionale alla Salute Sonia Viale controbatte: «Ne abbiamo discusso due mesi fa in conferenza dei sindaci. Era presente l’assessore imperiese e nessuno ha rilevato obiezioni. La logica è quella di prevedere il futuro. Ora sono i punti nascita da 500 parti l’anno a dover chiudere, e nessuno di questi si trova in Liguria. Ma presto l’asticella del governo potrebbe salire a mille parti annui e non possiamo farci trovare impreparati. Ormai sappiamo che non è necessario partorire nel Comune di residenza. Avremo di fronte ulteriori tagli, abbiamo già un problema di risorse umane, normative europee sui turni di medici e infermieri sempre più stringenti. Se ci sono stati errori di programmazione in passato, non è per questo che rinunceremo alla logica del buon senso».
I dati: nello scorso decennio i parti nell’imperiese erano circa 1.600. Nel giro di pochi anni sono diminuiti in modo vistoso, fino ai 1.308 di quest’anno. Nel 2012 erano 1.478 (circa 900 a Imperia e 600 a Sanremo). Oggi le cifre si sono assottigliate: nel 2014 i parti sono scesi a 1.352 (757 e 607 sempre a Imperia e Sanremo) fino al dato di 1.308 del 2015 che vede un ulteriore allineamento dei numeri: 679 contro 629. Secondo quanto riferisce l’Asl 1 imperiese, “con questo trend nel decennio 2020 si supererà a malapena il numero di mille parti annui e ci troveremmo con due punti nascita al di sotto della soglia di sicurezza garantita dalle linee guida”.
Il polo di ostetricia è già stato unificato nel 2013 ed è affidato al dottor Sergio Abate. Prima di lui, il dipartimento donna-bambino era retto dal professor Franco Gorlero, poi mutato a Genova dove dirige ginecologia all’ospedale Galliera. Al momento nessuno dei due reparti, quello di Sanremo e quello di Imperia, conta meno di 500 nascite, soglia che imporrebbe una chiusura immediata. Ma i numeri calano di anno in anno in modo allarmante (il 4% in meno di neonati tra il 2015 e il 2016). L’accorpamento, nelle intenzioni dell’Asl, avverrà entro 7-8 mesi e costerà circa 800 mila euro. Una scelta che fa leva sulla ristrutturazione in corso in tutta l’azienda sanitaria: se l’ospedale unico di Taggia è tratteggiato a matita sulla carta e rischia di rimanerlo a tempo indeterminato, i tre poli ospedalieri sono ormai in fase avanzata di specializzazione per intensità di cura. Quello di Sanremo, baricentrico, sarà dedicato alle emergenze e all’alta intensità (recente il rinnovo del pronto soccorso dell’Ospedale Borea della città dei fiori). A Imperia gli interventi programmati e le terapie specialistiche, mentre la bassa intensità e le lungodegenze saranno invece destinate al Saint Charles di Bordighera. «In questa logica – dichiara a Liguria Business Journal l’assessore Viale – ritengo che il punto nascite debba rimanere vicino al polo di emergenza».
A margine, l’assessore Viale fornisce un chiarimento sulla fase di stallo che riguarda l’ospedale unico per l’imperiese: «Anche di questo si è parlato in conferenza dei sindaci e non ho trovato stimoli propositivi, se non nella difesa del presidio dell’ospedale Saint Charles da parte del sindaco di Bordighera. Se avessimo voluto fare davvero l’ospedale unico, ormai l’avremmo quasi finito. Si potrà parlare di ristrutturazione della sanità nelle prossime conferenze, ma tutti devono aver ben chiaro un concetto: se faremo l’ospedale unico a Taggia il finanziamento sarà importante. Quelli di Imperia e di Sanremo saranno chiusi. Questa provincia non può sostenere quattro ospedali».