Potrebbe essere l’autogol dell’anno, anzi, del decennio. Altro che Comunardo Niccolai (che ha fatto la storia delle autoreti nel calcio). La multa e la denuncia di un membro del consorzio Igp della focaccia di Recco col formaggio, che ha presentato in una fiera a Rho il celebre e protettissimo prodotto da forno, è l’emblema dei guai che può combinare la burocrazia.
Col bollino europeo di qualità Igp la focaccia di Recco si può produrre solo sul posto, chi lo fa “in esterna”, pur rispettando il disciplinare, rischia la denuncia. Senza una modifica si rischia l’opposto di quello che i promotori dell’agognato marchio Igp: altro che promozione di un prodotto tipico.
Non è un caso che diversi esponenti politici si siano già mossi con comunicazioni ufficiali. Tra questi c’è anche Alberto Cirio, membro della commissione Sicurezza alimentare del Parlamento Ue: «Il riconoscimento e la certificazione della qualità dei nostri prodotti, la loro tracciabilità, è l’unica vera battaglia per il futuro. Ma bisogna fare molta attenzione, perché l’Europa è un grande strumento di tutela, ma anche un “mostro” di
burocrazia e ogni protezione può trasformarsi in un vincolo pesante».
Cirio mette in guardia dalla rigidità dei disciplinari e in generale dei marchi di riconoscimento: «La protezione non deve diventare un boomerang per la commerciabilità del prodotto. Vale anche per altri casi che ho vissuto direttamente, come tartufo e vino, e per tutto ciò di cui mi sto occupando.
Il caso della Focaccia di Recco è destinato a fare scuola. Credo, però, che una soluzione si possa trovare. Ho già preso contatti con il sindaco, mettendomi a disposizione, e con il consigliere regionale Lilli Lauro, che mi aveva segnalato la situazione, in modo da valutare i percorsi per intervenire con l’Unione europea. Sono convinto che una strada sia possibile, coinvolgendo anche la Regione».