Ai liguri, si sa, piace mettere le erbe aromatiche un po’ dappertutto. Ma a farne la base per una bibita, dissetante o da aperitivo, non ci aveva ancora provato nessuno. A osare sono stati Matteo Borea e Piarangelo Rossi che, a maggio 2011, si sono inventati il basilichito, una bevanda analcolica a base di basilico Dop. Bevanda “strana” , come amano definirla. O meglio, come l’hanno definita tutti i consumatori al primo assaggio: «A ogni fiera si ripete sempre la stessa scena – spiega Borea – la prima definizione dopo l’assaggio è “che strana!”. Ovvio, uno “strano” positivo, ma il gusto è talmente unico che sorprende tutti. Ecco perché abbiamo deciso di definire le nostre bibite “strane”, anche sul nostro sito».
Lo stesso si può dire per le bevande al timo e alla salvia, fresche di idee e di produzione: «Dopo aver lanciato il basilichito, che è stato il primo prodotto con il marchio Borea & Rossi – racconta il titolare – abbiamo sviluppato nuove idee, da cui sono nate, questa estate, le bevande alla salvia e al timo. Ma il principio di base resta lo stesso: valorizzare i prodotti liguri in maniera non convenzionale, utilizzando materie prime della nostra terra in modo creativo. Creare una vera e propria gamma di prodotti ci aiuta anche sotto l’aspetto del marketing e ci dà prestigio».
Tante le ore passate in laboratorio per trovare la ricetta giusta. E alla fine ecco le “bevande strane dalla Liguria”, vendute in Italia, ma soprattutto all’estero: «Gli stranieri apprezzano di più, rispetto agli italiani, il prodotto artigianale, made in Italy e fatto con materie prime di qualità: non a caso le erbe aromatiche che utilizziamo provengono tutte da aziende agricole dell’albenganese – dice Borea – Ma abbiamo una buona rete di vendita anche in Italia. In Liguria abbiamo iniziato a entrare nella grande distribuzione e va discretamente bene anche la vendita online: i numeri non sono altissimi, ma regolari».
Ultimo nato in casa Borea & Rossi è il chinotto. Nulla di nuovo, si potrebbe pensare. Eppure, anche in questa bibita c’è una particolarità che la distingue dalle altre: «Sta soprattutto nella qualità – descrive – e, di conseguenza, nell’aspetto: a differenza degli altri chinotti commerciali, che sono scuri perché colorati dal caramello, il nostro risulta di un giallo chiaro, tipico colore dell’agrume. Rinunciando al caramello, si conferisce al prodotto non solo un colore più naturale, ma anche il suo sapore originario: vogliamo che il consumatore sappia apprezzare il vero gusto del chinotto». Ed è un chinotto particolarmente pregiato quello utilizzato dall’azienda albenganese: «Solo Presidio Slow Food – afferma Borea – un riconoscimento dato non a caso all’agrume ligure: la quantità di vitamina C del chinotto della nostra terra è 15 volte superiore rispetto a quella contenuta nella varietà coltivata nel Sud Italia».
E non è l’unica differenza rispetto alle altre bevande a base di chinotto. La Borea & Rossi acquista dai produttori liguri gli agrumi maturi, di colore arancione, che vengono sbucciati uno a uno: «La bevanda si ottiene dalla buccia, che è la parte più saporita del frutto – descrive Matteo Borea – ma le grandi industrie di solito utilizzano gli agrumi acerbi per evitare di sbucciarli. Noi separiamo la buccia dalla polpa, e anche questa, in piccola parte, viene aggiunta alla miscela per dare un tocco di morbidezza in più». E il rimanente? «Non lo buttiamo – spiega – ma lo conserviamo sottovuoto con abbattimento di temperatura: le buste alimentari vengono poi utilizzate dai produttori di conserve, marmellate o dalle gelaterie come materia prima. E nel frattempo stiamo studiando un modo per utilizzare la polpa “in casa nostra”, facendone un nuovo prodotto ufficiale».
Tante idee in testa, ma è ancora presto per fare progetti in grande e di tasca propria: partiti con un investimento iniziale di circa 45 mila euro, la piccola azienda, ancora in fase di startup e con una produzione annua di circa 60 mila bottiglie, si avvale del supporto esterno per le ultime fasi di produzione: «Per ora non riusciamo imbottigliare e pastorizzare nel nostro stabilimento. Lo stesso vale per gli estratti delle erbe aromatiche, svolti da un’azienda specializzata. Abbiamo fatto investimenti sulla comunicazione, sfruttando soprattutto i social. Preferiamo il web alle fiere, spesso troppo costose e poco redditizie», spiega Borea. Ma non è detto che un giorno si possano aprire nuovi spiragli: «Non ci poniamo limiti: siamo aperti a manifestazioni di interesse dall’esterno». E se un giorno bussasse alla porta un grosso investitore? «Se la nostra idea piace, perché non pensarci?».