C’è forte preoccupazione nelle parole del presidente dell’Unione Industriali di Savona, Elio Guglielmelli, di fronte alla decisione da parte della Regione Liguria, di risolvere il contratto di sperimentazione gestionale con Gsl Gruppo Sanitario Ligure: «È come se chiudesse una fabbrica di dimensioni rilevanti − spiega − tale è l’impatto dell’azione della Regione, sull’occupazione diretta e indiretta, senza contare l’indotto, che supera abbondantemente le 150 unità. Non ci pare l’effetto, né l’approccio coerente da parte di una giunta regionale che, almeno ad annunci, si dichiara a favore degli investimenti e alla ricerca di strumenti per garantire una maggiore occupazione, nell’ambito produttivo, e quindi negli investimenti privati. Il fatto poi che la questione impatti su un’azienda che ha rappresentato e tuttora rappresenta l’eccellenza chirurgica e ospedaliera nella nostra Regione, se non in Italia, lascia ancora più di stucco».
Secondo Guglielmelli, «gli investimenti effettuati, la specializzazione e la qualificazione del personale, quando e se portati alla chiusura, non saranno più recuperabili su questo territorio. Perderemmo così una filiera importante e non certo a favore della sanità pubblica. Le cifre impegnate nel contratto non saranno recuperate, né recuperabili alla sanità pubblica. Contrariamente a quello che pensano o dichiarano alcuni, decisamente non addentro alle regole e ai principi di mobilità di cura dei cittadini, il denaro “risparmiato” nella chiusura della convenzione Gsl, semplicemente sarà pagato con lo slittamento di uno o due bilanci regionali, dalla Regione Liguria alla Regione Lombardia e alle sue cliniche, dove i nostri concittadini, stante la libertà di scelta, torneranno a farsi operare. Perché il cittadino che fino a ieri voleva sottoporsi alle cure dai chirurghi che Gsl aveva impegnato a operare solo sul territorio ligure e in strutture d’eccellenza dove personale, accoglienza e assistenza al degente sono a cinque stelle, seguirà naturalmente l’eccellenza. Quindi, tornerà a farsi operare nel sistema pubblico-privato lombardo, con un costo per il sistema sanitario regionale superiore di oltre il 30% a quello pagato dalla Regione a Gsl, e con i familiari che dovranno seguire il paziente lontano da casa. Un danno e una beffa, ovviamente con il plauso di ospedali e strutture ricettive lombarde».