#insiemenelpd è il titolo che David Ermini, commissario del partito in Liguria, ha scelto per l’assemblea regionale che si terrà domani mattina, a partire dalle 9.30, al Carlo Felice di Genova. È previsto che l’assemblea inizi con una relazione del commissario, che non sarà votata ma seguita da interventi dei delegati. L’obiettivo di Ermini è quello di iniziare, con l’assemblea, un cammino unitario, per arrivare nel 2016 al congresso per l’elezione del nuovo segretario regionale con un partito che si sia lasciato dietro di sé le divisioni che lo hanno lacerato fino a oggi.
Si vedrà dagli interventi dei delegati se il lavoro di ascolto e di mediazione compiuto dal commissario nelle settimane scorse è davvero in grado di innescare una nuova fase e di portare il Pd a scegliere un segretario regionale che garantisca le sue diverse sensibilità.
«Ma non è detto – dichiara a Liguria Business Journal un militante di lunga data del Pd – che nel 2016 si elegga il segretario regionale. La variabile nazionale potrebbe rimescolare le carte liguri. Non è tanto chiaro quando si andrà a votare alle prossime politiche. Renzi è sottoposto a spinte molto forti che, di fronte a una parte del Pd intenzionata a continuare a mettergli i bastoni tra le ruote, potrebbero indurlo ad anticipare le elezioni. Soprattutto se l’esito delle amministrative del voto sul referendum costituzionale gli sarà favorevole. Anche perché l’azione legislativa lo ha rafforzato sicuramente e se la ripresa si consolida e si innesca un processo positivo, mentre cominciano a funzionare le riforme del lavoro e l’edilizia si riprende, ci sarebbero tutte le condizioni per un successo elettorale del segretario. Oltre tutto Renzi può contare su una flessibilità che l’Europa sembra disposta a concedergli, a fronte della credibilità che si è conquistato con le riforme. Quindi, tutto sommato, potremmo andare a votare già nel 2017. E che senso avrebbe allora eleggere il segretario regionale nel corso del 2016?»
Ma altri interrogativi dovranno essere risolti per avviare un cammino unitario, che porti al 2016 o al 2017. Le polemiche interne sollevate nei giorni scorsi dai “nuovi renziani”, in fatto di ordine e sicurezza, sono soltanto alcuni dei macigni che Ermini deve spianare per aprire la strada all’unità. E qui la variabile nazionale torna a intrecciarsi a quella locale. E rende difficile sanare la frattura che si è aperta nel corso delle primarie e delle elezioni regionali. Il Pd ligure, come i dannati della quarta bolgia dell’Inferno di Dante, continuerà a camminare con il viso rivolto all’indietro finché il principale motivo che ha contribuito a fargli perdere le elezioni regionali resterà. La zuffa intorno alla figura di Raffaella Paita ha spaccato il partito ed è esplosa anche per motivi locali ma soprattutto perché una parte del Pd, e non trascurabile, comprensiva di nomi storici del Pci, non ha accettato una candidata esplicitamente renziana. «Si sono inventati – precisa il militante – la candidatura di Cofferati quando hanno visto che non c’era nessun altro in grado contrastare Raffaella Paita. Ma è stata un errore enorme. Cofferati era dal 2002 che puntava a diventare il capo della sinistra italiana. Anche la parentesi di Bologna rientrava in questa strategia. A Bologna gli è andata male, non l’hanno voluto, e allora a provato qui, non ci è riuscito e ha fatto rompere il Pd. Di fatto, gli antirenziani hanno perso le elezioni pur di non fare vincere Paita».
Acqua passata? Alessandro Terrile, segretario provinciale del Pd genovese, considerato un’enclave di ostilità a Renzi, nega decisamente che il partito sotto la Lanterna rifiuti il governo. «Non è vero, io giro i circoli, posso dire di conoscere l’orientamento dei nostri militanti, c’è apprezzamento per il governo. Ci sono discussioni su singoli provvedimenti, come è naturale che sia, ma il governo Renzi è sentito come il nostro governo».
Un fatto sembra di buon auspicio: domani mattina saranno presenti i due ministri liguri, Roberta Pinotti e Andrea Orlando. Durante le primarie erano schierati l’una con Paita, l’altro no, e tra i due spezzini si sono avuti anche attriti personali in pubblico. All’assemblea i ministri saranno insieme, e questo può indicare uno sforzo e un esempio di volontà unitaria. E anche un interesse dello stesso Renzi verso il partito ligure, al quale invia due dei suoi ministri, in segno di considerazione e, forse, anche di fiducia in tempi migliori.