Con il 3% dei casi registrati in Italia, anche la Liguria rientra tra le 18 regioni in cui amministratori pubblici o personale della Pa hanno subito atti di intimidazione o minacce. Lo rivela il Sole 24 Ore diffondendo i dati di Avviso Pubblico, l’Associazione degli enti locali e regionali per la formazione civile contro le mafie, che presenterà ufficialmente l’ultimo rapporto domani a Napoli.
Rispetto al 2013, in Italia il numero di atti intimidatori è aumentato, passando da 351 a 361, e ha coinvolto 18 regioni, 69 province e 227 Comuni. Al primo posto le regioni del Sud: il 20% delle minacce si registra in Sicilia (70 atti in totale), seguita da Puglia, Calabria e Campania, tutte a quota del 15% (tra le 52 e le 54 minacce rivolte alla Pa in queste regioni). Al quinto posto il Lazio (8%), seguito da Sardegna (6%) e Lombardia (4%). In Liguria gli amministratori locali hanno ricevuto, come quelli veneti, 12 atti intimidatori nel corso del 2014.
Si tratta di minacce distribuite su tre province e, in particolare, in sette Comuni: Loano e Testico nel savonese, Campomorone e Genova sul territorio del capoluogo e Imperia, Camporosso e Diano Marina nell’estremo Ponente.
Nel resto della penisola, le città più colpite sono Napoli (29 casi), Palermo (28), Cosenza e Roma (entrambe a 19) e Foggia (15).
Nell’83% di casi si tratta di minacce dirette e, per il 73%, sono rivolte agli amministratori locali: 47% sindaci, 25% assessori, 19% consiglieri. Le intimidazioni indirette riguardano soprattutto le strutture (37%) e i mezzi (33%), ma nel 16% dei casi hanno colpito anche i parenti e nel 14% i collaboratori. Incendi (31%, soprattutto di automobili) e minacce scritte (25%, si tratta di lettere, a volte contenenti proiettili) i mezzi più utilizzati.
Il fenomeno ha portato il Senato a istituire una commissione parlamentare d’inchiesta: in 16 mesi di lavoro e 20 sedute ha acquisito oltre settemila pagine di documentazione. Secondo quanto scrive il quotidiano economico, il rapporto della commissione monocamerale “porta alla luce un fenomeno sottovalutato, aggravato da un numero di omicidi, che spesso rimangono relegati nella cronaca locale, e dalla “cifra oscura” delle dimissioni di amministratori che non denunciano le intimidazioni subite”.