In uno degli angoli più belli del centro storico di Genova, piazza delle Scuole Pie, a discapito della crisi, di anni bui e del ridimensionamento del mercato, c’è chi continua a lavorare il vetro con tenacia e ottimismo. Si chiama la Bottega artigiana del Vetro, piccola impresa fondata a fine Ottocento da Angelo Edoardo Bottaro.
Allora la sede si trovava dietro a galleria Mazzini, dove il bisnonno dell’attuare titolare, Marco, ha intrapreso l’attività specializzandosi in produzione di vetrate artistiche, soprattutto per privati e chiese. Prima di trovare la definitiva sistemazione in piazza delle Scuole Pie, dove la bottega si è stabilita e ha ampliato i locali prima con nonno Enrico e poi con papà Ermanno, l’attività si è spostata altre due volte nel corso degli anni Venti e Trenta, rispettivamente in piazza Marsala e in piazza della Stampa.
E proprio Genova negli anni ha rappresentato la principale fonte di commesse per la piccola impresa, specialmente nel periodo del boom economico: «Lavoravamo con moltissimi negozi cittadini – spiega Marco Bottaro, che lavora insieme alla sorella Paola – e con le principali aziende genovesi: Ansaldo, San Giorgio, Ilva, Mariotti. Abbiamo svolto moltissimi lavori in ambito portuale, producendo specchi e altre forniture di bordo. Erano molto stretti anche i rapporti con Banca Carige, per la quale abbiamo arredato moltissime agenzie sul territorio. Ma la fornitura di vetrate era richiesta anche da molti clienti fuori Genova, in Liguria e Piemonte».
Oggi la situazione è un po’ diversa: «Il mercato si è ridimensionato e noi stessi ci siamo dovuti adeguare. Siamo artigiani, quindi flessibili: col tempo ci siamo specializzati per esempio nel restauro, anche di piccoli oggetti. Ovviamente, rispetto a molti anni fa, la situazione economica si è notevolmente ridotta». Un calo che non riguarda solo gli anni successivi al 2008: «Le cose non vanno bene dal 1992: l’anno scorso tutto sommato abbiamo resistito, ma quello che vedo molto male è il 2015». Nonostante un bilancio che non sorride, l’ottimismo in casa Bottaro non manca: «Che dire, speriamo di toccare il fondo, così non potremo che risalire».
Non è solo la crisi economica ad avere inciso pesantemente sul mercato delle produzioni in vetro: a essersi ristretto è anche il numero di persone capaci di apprezzare: «Oggi è più facile che una persona voglia spendere 700 euro per un telefono piuttosto che per una vetrata artigiana artistica che comporta un mese di lavoro – spiega Bottaro – Gli arredi di qualità purtroppo vengono facilmente sostituiti da quelli prodotti in serie e a prezzi inferiori». Ma il mercato non sembra destinato a scomparire: «Ci sarà sempre una nicchia di clienti che consentirà a questa produzione di rimanere viva».
Se il mercato cambia, la lavorazione è rimasta la stessa: «Le vetrate d’arte si realizzano ancora come una volta – descrive Bottaro – si parte da un’idea, si prepara un bozzetto, poi un cartone e si procede con la realizzazione. Il taglio del vetro viene fatto a mano, come si faceva centinaia di anni fa. L’unica differenza sta nella saldatura, che ora si svolge con la corrente elettrica e non più a fuoco, e nella protezione dell’operatore che lavora, per esempio nella delicata fase di smerigliatura».
Un lavoro, quello dell’artigiano del vetro, che si impara “in bottega”, a fianco del proprio “maestro”: «Una volta facevamo scuola – racconta Bottaro – Diversi giovani ci hanno affiancato per tre o quattro anni, imparando il mestiere, e poi hanno intrapreso la propria carriera autonoma all’estero. Oggi ci sono troppi paletti burocratici: sarebbe troppo difficile e costoso prendere un giovane in bottega».