«È una città con tanto hardware e poco software». Descrive così Genova Luca Borzani, presidente della Fondazione Palazzo Ducale, in occasione della tavola rotonda “Genova, città d’arte e di cultura: quali prospettive per il turismo”, questo pomeriggio al Grand Hotel Savoia. Una città ricca di attrazioni, ma poco capace di accogliere e di farlo in modo sinergico, in cui i genovesi si stupiscono ancora della bellezza della città in cui vivono: «Impariamo questa frase – dice Borzani – e non dimentichiamocela più: Genova è bella».
Genova è bella e lo dicono anche i turisti (1,8 milioni le presenze stimate nel 2015). Ma ha comunque i suoi punti deboli. Alcune interviste a turisti casuali dal quotidiano Il Secolo XIX, media partner del convegno, ci dicono che per alcuni di loro la città è troppo caotica e, in molti casi, sporca. Per alcuni va bene così, perché è simile alla loro Berlino, mentre i londinesi preferirebbero una metropolitana più lunga, perché è comoda per trovare velocemente i punti d’interesse. Se due ragazzi si lamentano delle persone che “nei parcheggi chiedono soldi”, per alcuni turisti è semplicemente troppo calda. Altri la conoscono come pericolosa in determinante zone, specialmente di notte. E per alcuni è poco pubblicizzata.
Sembrerebbe non bastare l’intensa attività di marketing svolta dal comune negli ultimi due anni e mezzo. O forse i veri risultati devono ancora arrivare? Carla Sibilla, assessore comunale al Turismo e Cultura snocciola numeri incoraggianti: la crescita del 14% delle presenze stimate a fine anno (anche se la stagione, secondo Malli Mamberto, tour operator, non era partita nel migliore dei modi a causa delle basse prenotazioni in primavera), il forte aumento dei turisti stranieri, capeggiati dai francesi, i quasi 147 mila turisti serviti dai servizi Iat. Ma quello che emerge all’unisono è la mancanza di una progettualità certa per il turismo della città. «Non è un solo soggetto a fare turismo a Genova –commenta Beppe Costa, presidente e ad di Costa Edutainment, la società che gestisce l’Acquario che quest’anno va per il milione di visitatori – In questa città si fa poca aggregazione. Parliamo di infrastrutture, parliamo di ferrovie». Dello stesso avviso Mafalda Papa, presidente di Federalberghi Genova: «Basta parlare di bilanci delle stagioni passate. Guardiamo al futuro e rendiamoci conto che in questa città manca un progetto serio non solo per il turismo, ma anche per rendere Genova più vivibile per i cittadini stessi. Per noi è difficile anche fare investimenti».
Non è un caso che, secondo i dati presentati da Marco Malacrida, presidente Italia di Res Hospitality Business Developers, è la gentilezza del personale il vero punto forte degli alberghi cittadini, a discapito delle credenze. In ultima posizione passano invece gli arredamenti delle camere, la fruibilità di internet, la tv. «Come si può investire se manca un progetto che garantisca ogni anno la certezza delle presenze turistiche? − dice Papa − Prendiamo Euroflora: è slittata al 2017. Non sappiamo se il 2016 sarà colmato in qualche modo dalla Fiera oppure no». Ariel Dello Strologo, presidente della Fiera di Genova, spiega che «l’evento potrebbe essere compensato da un’altra manifestazione sullo stesso tema» e che «i motivi di slittamento di Euroflora dipendono dalla crisi interna della manifestazione e non da Genova».
Ma anche la Fiera di Genova si unisce al coro di Palazzo Ducale, Acquario e alberghi genovesi. «Quella del turismo è una partita da giocare insieme – spiega Dello Strologo – Domani parte il Salone nautico: la stessa nautica è una scommessa che deve essere vinta solo se inserita in una logica integrata. Il Blueprint è un buon progetto perché si basa proprio su questa logica. Questa manifestazione deve essere il salone della città, non della fiera: usciamo da logiche dicotomiche e lavoriamo in sinergia».