L’hi tech genovese chiama all’appello i candidati alle regionali e lo fa elencando numeri importanti, ma in molti casi preoccupanti, specie se confrontati con le altre regioni. Presenti al tavolo di confronto con Carlo Castellano, presidente di Dixet, Raffaella Paita e Alice Salvatore, affiancate dai “delegati” Lorenzo Pellerano (a far le veci di Enrico Musso), Ilaria Cavo (al posto di Giovanni Toti) e Marcello Napoli, che siete al posto di Luca Pastorino.
Qualche punzecchiatura tra avversari politici e poca sostanza: è Castellano a snocciolare numeri importanti e a rendere l’idea del potenziale del settore a Genova e Liguria. Di fronte a un panorama che conta 14 mila addetti in Liguria (tanti quanto il settore portuale), 58 start up (escludendo il gigante Lombardia con 850, peggio di noi fanno solo Umbria, Basilicata, Molise e Valle d’Aosta) e il 70% di micro e piccole imprese che non arrivano a 49 addetti nell’organico (solo 12 le grandi realtà da oltre 250 dipendenti), il presidente di Dixet mette i candidati a confronto sui cinque punti che più premono il comparto dell’alta tecnologia, genovese e non solo: «Modalità di accesso ai fondi europei e nuove forme di credito, decollo del progetto Erzelli, maggiore sinergia con gli enti pubblici, creazione di un incubatore a supporto delle start up e poi il grande tema delle infrastrutture: risposte su Gronda, Terzo Valico e soprattutto aeroporto».
Su Erzelli non è solo il tempo a essere stato sprecato, secondo Pellerano: «25 milioni tolti nell’ultima seduta di giunta sui 57 milioni di fondi Fas per il polo tecnologico: ne abbiamo usati solo il 17%. E di questo progetto se ne parla dal 2004 senza mai segnare un perimetro preciso delle intenzioni: università, imprese, ospedale. Decidiamo una volta per tutte quello che si vuole portare a Erzelli e poi facciamolo». Per Salvatore il sito a oggi non è ancora quello più adatto per la creazione di un polo tecnologico: «Giusto lo scopo, sbagliato il mezzo: per un polo tecnologico che funzioni serve una vicinanza tra impresa, comunità scientifica e centri di ricerca: una vicinanza che oggi non c’è». Se l’Università è ancora un punto interrogativo, l’Iit ha invece trovato la nuova collocazione al Polo tecnologico per il “raddoppio” dei propri laboratori: «Lavorerò affinché questo progetto decolli – dice Paita – Ma non facciamo in modo che l’attesa di questi anni affievolisca l’importanza del sito. E non dimentichiamoci di altre due eccellenze hi tech del territorio: il Tigullio, con il Polo tecnologico di Sestri Levante, e Savona con il suo Campus».
Un attesa di dieci anni, durante la quale «chissà quante start up sarebbero potute nascere», afferma Pellerano. «Un dato sconfortante – aggiunge Ilaria Cavo – troppo poche le start up in Liguria. Necessario sburocratizzare e favorire gli investimenti in hi tech, diminuendo la tassazione per chi investe in innovazione e per le imprese del settore che assumono». Ricerca e sviluppo nodi da sciogliere anche per Marcello Napoli: «La Liguria deve seguire l’esempio di regioni come la Toscana che hanno investito molto nella ricerca, aumentando, almeno del doppio rispetto all’attuale 5%, la percentuale di investimenti».
Ma per rendere la Liguria più attrattiva, anche per le imprese dell’hi tech, la principale questione da risolvere è sempre quella: le infrastrutture. Terzo Valico, Gronda, ma non solo. Si parla molto di Aeroporto al tavolo del Dixet: «Numero esiguo di voli e struttura insoddisfacente anche come servizi», lo descrive in due parole Ilaria Cavo. «Così come per le altre infrastrutture, è necessario studiare a fondo il territorio ligure – dice Salvatore – e fare un’attenta analisi costi-benefici. In questo caso, dobbiamo capire cosa voler potenziare tra porto e aeroporto di Genova, che sono troppo vicini tra loro e quindi in conflitto. Se è il porto, allora forse si può pensare a un’altra soluzione per collocare il Cristoforo Colombo».