Dagli studi sulla biodiversità ai controlli delle aziende e dei depositi a rischio incidente rilevante. L’attività dell’Arpal si sviluppa su molti piani di lavoro: c’è chi si occupa di controllare come le specie invasive possano mettere a rischio l’ecosistema ligure e chi invece mette a punto piani di sicurezza per evitare possibili incidenti di tipo industriale.
«La biodiversità – spiega Valter Raineri del nucleo operativo biodiversità di Arpal (3 persone in tutto) – è un’opportunità da sfruttare perché vuol dire ambienti ricchi e diversi sia di piante sia di animali. Non trascurerei il fatto che le politiche europee danno fondi all’agricoltura sostenibile che tutela le specie autoctone». Previsto anche il monitoraggio delle specie aliene invasive, a partire da quella forse più famosa: la zanzara tigre. «Arpal – aggiunge Raineri – è coinvolto anche nel progetto “Life Emys”, finanziato dall’Unione Europea, che vuol tutelare le nostre testuggini dall’invasione delle Trachemys, testuggini americane che spesso vengono abbandonate negli stagni quando crescono e le persone non riescono più a occuparsi di loro». Lo scorso settembre sono state catturate 123 testuggini alloctone in provincia della Spezia e 49 in provincia di Savona. I bacini di intervento riguardano il Rio Carenda, Bozi di Saudino, Parco del Magra-Vara, Lerrone-Valloni e torrenti Arroscia e Centa.
A occuparsi del rischio industriale è Tomaso Vairo, ingegnere chimico, che controlla gli stabilimenti classificati come “a rischio di incidente rilevante”: «Si completa l’analisi di rischio, individuando i pericoli e le possibilità che si materializzino sversamenti di sostanze tossiche legati all’uso e allo stoccaggio delle merci pericolose». Le verifiche vengono fatte sul rapporto di sicurezza (a livello impiantistico) e la gestione della sicurezza (più operativa). «L’aspetto curioso – sottolinea Vairo – è che la catena normativa e degli adempimenti è connessa agli incidenti che si sono verificati nel corso della storia recente: tutto è cominciato con Seveso, mentre la seconda edizione della normativa è arrivata dopo Bhopal». Il rischio industriale in Liguria è ormai legato ai depositi: «Le poche aziende rimaste sono ben seguite, il grosso è sullo stoccaggio e sui piani che evitano la diffusione degli inquinanti da questi siti».