Calo dell’occupazione, diminuzione della domanda interna e ristagno delle vendite delle imprese industriali. Reggono export e turismo. Ecco quanto emerge dal quadro economico ligure presentato questa mattina nella sede genovese di Banca d’Italia: «Un’economia che per ripartire deve fare leva soprattutto sulla domanda interna, sia di consumi, sia di investimenti – afferma Mario Venturi, direttore della sede genovese – Non si è ancora riattivata a sufficienza la domanda di credito, diminuito alle imprese e alle famiglie, ed entrambe faticano a restituire i prestiti concessi, con sofferenze in continuo aumento».
In un contesto nel complesso negativo, reggono le esportazioni(+1%), leggermente salite nel primo semestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2013: il calo dei prodotti petroliferi e della cantieristica navale (al netto dei quali l’export ligure avrebbe segnato un +8%), caratterizzati da un pesante -30%, è stato compensato dall’aumento dei macchinari e apparecchi elettrici, meccanici e prodotti chimici. Vendite che hanno comunque segnato una crescita all’estero solo in determinati Paesi: quelli nordafricani e dell’America centromeridionale in primis, con punte del +14,3% e del +50%, mentre sono scese le esportazioni nei Paesi Ue e del Medio Oriente. Importazioni, soprattutto a causa del calo della domanda interna, scese del 15,8%.
Segnali preoccupanti dal settore delle costruzioni, che, secondo Assedil-Ance, continua a registrare un calo delle attività e degli investimenti. Meglio il mercato immobiliare: le compravendite crescono del 5,9%, aumento sul quale potrebbero aver influito la diminuzione delle imposte di registro, ipotecaria e catastale, in vigore da quest’anno sull’acquisto della prima casa. Imprese in diminuzione dell’1,2%: secondo gli ultimi dati Infocamere-Movimprese, sono attive 138.444 realtà commerciali contro le oltre 140 mila del 2013. Qualche dato positivo arriva dai trasporti e dal turismo: nei primi sei mesi del 2014 il traffico mercantile cresce dello 0,9%, mentre il movimento container segna un +5,4%, riflettendo la crescita di tutti gli scali liguri: «I nostri porti – spiega Alessandro Fabbrini, dell’ufficio Analisi e ricerca di Banca d’Italia Genova – hanno raggiunto le stesse performance di quelli occidentali, come quelli spagnoli, e addirittura superato gli scali del Nord Europa. In crescita del 5,8% anche il numero dei passeggeri». Diminuisce invece il traffico passeggeri al Cristoforo Colombo di Genova (-6,6%).
Una boccata d’ossigeno arriva dall’andamento del turismo in Liguria, positivo dell’1,9%: gli ultimi dati parlano di un’inversione di tendenza rispetto alla situazione degli ultimi anni e questa volta a crescere sono le presenze degli italiani (+3,5%), contro il -1% degli stranieri. Arrivi in crescita del 6,6%.
La nota più dolente resta il mercato del lavoro: gli occupati liguri si riducono del 2,7% e scendono al di sotto delle 600 mila unità. Calo più intenso rispetto al resto del Paese (-0,5%) e che coinvolge soprattutto la componente indipendente (-7%) su quella indipendente (-1,5%). Il tasso di occupazione regionale raggiunge quindi un nuovo minimo, pari al 60%. Una maggiore tenuta dell’occupazione dipendente è confermata anche dai dati relativi alle assunzioni, cresciute del 2,3% rispetto al 2013, a eccezione di quelle nel settore edile (-2,1%). Ridotti anche gli avviamenti al lavoro per i giovani (-1,2%) e per gli stranieri (-10,9%). La disoccupazione, in crescita dello 0,7% rispetto allo scorso semestre, ha toccato quota 11%.
In diminuzione le ore di cassa integrazione guadagni (-15% rispetto al 2013): «Il calo della Cig – spiega Fabbrini – è in parte dovuto alla chiusura dell’attività di alcune imprese destinatarie di cassa. La diminuzione delle ore della componente ordinaria è invece dovuta a una traslazione verso la cassa straordinaria, dovuta al fatto che molte situazioni di crisi momentanea si sono trasformate in vere e proprie crisi strutturali dell’azienda».
Diminuiscono, infine, i prestiti alle imprese, mentre tengono maggiormente quelli alle famiglie «anche grazie a una ripresa del mercato dei mutui, dovuta a un calo dei tassi di interesse», precisa Fabbrini. Il credito alle imprese scende del 3,6%, più contenuto rispetto a quello registrato a fine 2013 (-5,8%), grazie all’effetto di una riduzione meno accentuata dei prestiti al comparto manifatturiero. Verso le famiglie, i prestiti sono diminuiti dell’1,4%. Ma pesano anche le difficoltà generali nel rimborso del credito ricevuto. Difficoltà che coinvolgono famiglie e imprese, con sofferenze rispettivamente in aumento dell’1,2% e del 4,4%.
Per la prima volta dalla metà del 2011, i conti correnti sono cresciuti del 6,4%, un ritmo superiore rispetto al 4% registrato dai depositi. «La dinamica dei conti correnti – conclude Fabbrini – ha ormai superato quella delle fonti vincolate. Una situazione che non è comunque sinonimo di ricchezza finanziaria delle famiglie: l’espansione dei conti correnti è dovuta al fatto che il rendimento delle opzioni di vincolo è ormai a livelli molto bassi e perciò la liquidità viene preferita ai guadagni portati dai tassi d’interesse».