I Comuni della Liguria sopra la media nazionale per il costo delle tariffe pubbliche locali, anche se non sempre a una spesa più elevata corrisponde un’adeguata qualità dell’offerta. Questo è uno dei dati che emerge dal monitoraggio realizzato da Ref ricerche per conto di Unioncamere Liguria. Dai risultati dell’Osservatorio regionale tariffe (analisi effettuata su 46 Comuni, sopra i 5 mila abitanti) si capisce quanto sia variabile la spesa: in alcune città una famiglia di tre componenti può anche spendere più di tre volte rispetto al valore minimo registrato in un’altra località. Una differenza che è ancora più accentuata per quanto riguarda le Pmi con un costo di 9 volte in più per determinate tipologie di attività. Un sito (http://liguria.repertoriotariffe.it) consente di confrontare tutti i tariffari del Comuni presi in esame.
«Ci sono differenze enormi – commenta il presidente di Unioncamere Liguria Paolo Odone – tra Comune e Comune, spero che questo monitoraggio serva alle amministrazioni per orientarsi meglio. In ogni caso analizzando la Tari, tra i quattro capoluoghi è solo Savona ad avvicinarsi alla media nazionale, le altre città sono tutte molto più care».
Per quanto riguarda la qualità del servizio solo Genova raggiunge la sufficienza e tra le critiche mosse la scarsa attenzione per lo strumento della carta del servizio
Con l’introduzione della Tari si è verificata la redistribuzione del carico sulle diverse utenze: “chi inquina paga” prevale sul “chi ha la casa/attività più grande paga di più”. Sono ristoranti e famiglie numerose ad avere maggiori oneri. Alla Spezia, dove già da anni la ripartizione era orientata sul “più produco più pago”, non c’è stata l’impennata.
Molti rincari anche nei Comuni che nel 2013 applicavano ancora la Tarsu, perché la vecchia tassa dei rifiuti non prevedeva l’obbligo di copertura integrale dei costi.
Sulla Tari nelle utenze domestiche i rialzi medi sono stati del 17% e del 40% per i nuclei familiari di 3 e 5 componenti, per i ristoranti l’aumento maggiore è arrivato al 300%. Spesa in flessione per single (-5%), alberghi (-7%), parrucchieri (-1%) e industrie alimentari (-15%).
Classificando esosi quei Comuni in cui il costo per le famiglie e le imprese è aumentato, populisti quelli in cui sono le imprese a pagare più della media, virtuosi quelli in cui sia le famiglie sia le imprese pagano meno della media e attrattivi quelli in cui sono solo le imprese a pagare meno, Genova risulta esosa, La Spezia populista, mentre Savona e Imperia hanno un carico equilibrato.
Sull’acqua potabile la variabilità delle tariffe dipende dall’assetto organizzativo: la Liguria è spaccata in due. A Genova e La Spezia la tariffa è definita a livello di ambito territoriale ottimale, mentre Imperia e Savona sono ancora ferme alle tariffe comunali. La spesa in queste due ultime città è tra le più basse d’Italia, ma perché non è stata più modificata dal 2010. Tuttavia risultano poco confortanti le indicazioni sul versante qualità: Imperia ha un giudizio pessimo a causa della mancanza del depuratore e della grande quantità di perdite sulla rete. Tutti concordano sulla mancanza di comunicazione nei confronti dell’utente. A causa della necessità di investimenti infrastrutturali a Genova le tariffe aumenteranno del 6,5%, alla Spezia del 9%.
Genova e La Spezia sono classificate esose, anche se il carico è distribuito tra famiglie e imprese, mentre Savona e Imperia sono virtuose. A Pietra Ligure la variazione è risultata negativa perché manca la carta del servizio e l’applicazione del minimo applicato alle famiglie. Bordighera ha la variazione più sostenuta perché ha incorporato incrementi di più annate.