È un affare da 23 milioni di euro.
Gianluigi Miazza, presidente dell’Autorità portuale di Savona, ha confermato l’intenzione di acquisire la maggioranza delle quote del Vio, la società che gestisce l’interporto di Vado Ligure. Un 64% di azioni che, unito all’8% che la parte pubblica già detiene, consentirà all’Authority pubblica di prendere il controllo della struttura con un solo socio al fianco: Autostrada dei Fiori, proprietaria del restante 28 per cento del capitale.

23 milioni di euro in soldi pubblici sono quindi pronti a confluire nelle tasche del gruppo Orsero (Gf Group), attuale proprietario delle quote. E, nonostante sia passata con voto unanime in Comitato portuale (dove sono rappresentati enti locali, sindacati e imprenditori delle banchine), l’operazione ha sollevato delle feroci critiche.
«Perché spendere milioni di soldi pubblici per acquistare il Vio, indebitandoci per i prossimi anni? Semplicemente per salvare una famiglia in crisi, iniettando liquidità nelle loro tasche – hanno comunicato da Roma i deputati savonesi del Movimento 5 Stelle – un simile trattamento sarebbe stato riservato a un imprenditore normale? Noi siamo certi di no».
Ma Miazza ha rigettato il sospetto di star cercando di salvare gli Orsero, sostenendo la necessità di investire sull’interporto di Vado in vista dell’attivazione della piattaforma Maersk. «Le aree avranno un ruolo strategico – ha detto il presidente – ed è per questo che riteniamo che la parte pubblica debba acquisirne il controllo».
C’è chi sostiene che l’operazione sia temeraria perché l’ordinamento italiano vieterebbe alle Autorità portuali di svolgere direttamente attività commerciale, soprattutto all’interno della propria zona di competenza.
«È un’operazione perfettamente legittima – sostiene Gianluigi Miazza – che ha ricevuto il nulla osta dal nostro ministero e che prevede la trasmissione degli atti alla Corte dei Conti».
Infine, come se non bastasse, c’è il dibattito sul prezzo dell’operazione: 23 milioni di euro appunto. Oggi le aree del Vio corrispondono a 12 mila metri cubi di silos, 46 mila metri quadri di magazzini e mille di uffici, ma gestiti da soli sette dipendenti. Nonostante l’enorme crisi del settore, la società che lo controlla ha chiuso in attivo il bilancio del 2013: 6 mila e 400 euro. Non si nuota proprio nell’oro, ma per lo meno si è evitato il rosso.
Sono 8 mila e 900 all’anno i tir che gravitano intorno all’interporto di Vado Ligure. Un numero esiguo rispetto ai quasi 2 mila al giorno che transitano al Pte (ex Vte) di Genova. Tutto questo potrebbe cambiare con l’arrivo della piattaforma Maersk, ma l’infrastruttura non sarà certo completata prima del 2017.