È la mente dei progetti di turismo sui social network della Basilicata e del Lazio, ha lavorato per il comprensorio Dolomiti Superski, per le regioni Umbria, Campania, Abruzzo, insegna marketing internazionale per le imprese turistiche all’università Cattolica di Milano, visto la Facoltà di Economia ha chiuso a Savona il corso di laurea in Economia del turismo e il primo master universitario in Marketing e web marketing turistico territoriale.
Una vita da libera professionista per la savonese Roberta Milano, direttore scientifico per l’italia di Bto Buy Tourism online, la manifestazione di riferimento per il travel online che si tiene a Firenze.
Sposata, con un figlio, è partner della società Episteme srl per la divisione turismo online e ha il pregio di saper comunicare non solo attraverso i social network e, visto che è uno dei temi del momento, ha anche espresso il suo giudizio sullo spot che la Liguria ha portato al Festival di Sanremo: «Non hanno comunicato un unico messaggio, in così poco tempo è rischioso: mancava una strategia, unire il “vieni a vivere, studiare, lavorare” con il messaggio turistico può confondere, inoltre, lo hanno detto gli esperti di comunicazione, tecnicamente poteva essere fatto meglio».
Il marketing del turismo va da tutt’altra parte, non funziona più il “quanto siamo belli, vieni a trovarci”, ma l’innesco della fantasia su una meta grazie a una condivisione altrui: «Qualche tempo fa la Croazia ha lanciato una campagna fatta con i video-selfie dei turisti, il Canada si è affidato al racconto dei propri residenti perché solo l’affetto famigliare è più forte di quello per il proprio paese».
Per il Lazio Roberta Milano sta lavorando su due ambiti che rappresentano una sfida notevole: #visitLazio («Roma monopolizza e il resto della Regione è poco conosciuta a livello turistico») e direttamente collegato #LazioIsMe, un progetto di storytelling da parte di un gruppo di persone selezionate che si sta allargando sempre di più.
Qualche Regione aveva capito già da tempo che il web e i social network avrebbero rappresentato il futuro e i risultati si vedono: la Toscana, per esempio, è ai primi posti per seguaci e interazioni sui social «è anche per questo che Bto è organizzato a Firenze – spiega Milano – già nel 2007 la giunta regionale decise di investire tutto il budget del turismo su campagne online; nacque “voglio vivere così”, uno spot con protagonista Marta Cecchetto, la moglie di Luca Toni, non casuale perché lui all’epoca giocava in Germania». In quello spot non venivano inquadrati monumenti, ma evocata la bellezza dell’arte e dell’enogastronomia: «L’operatore medio subito non capiva, ma la Regione è andata avanti, ha investito un milione di euro per presidiare i social network, un team di 12 persone che hanno aperto account fruibili in diverse lingue, sviluppato spot su Youtube e Facebook, considerando che il brand Tuscany funziona già di suo molto bene». Liguria per esempio non ha una traduzione inglese e, considerando che il turista tende a cercare termini nella propria lingua, è già un handicap.
Il primo piano turistico nazionale è stato fatto dal ministro Piero Gnudi sotto il governo Monti, Bray l’ha modificato e ora pare che Franceschini voglia apportare altri cambiamenti: «In Italia pecchiamo di volerci differenziare da chi ci ha preceduto anche magari quando il lavoro fatto non sarebbe tutto da buttare, ma chi lavora nel turismo non può aspettare». Anche in Liguria le cose stanno andando in questo modo, per tornare all’attualità bastava guardare gli spot fatti durante la precedente giunta e ancora disponibili su youtube, per capire che non era necessario realizzarne un altro.
«Quello che serve davvero – sottolinea Milano – è una governance che però si serva del gioco di squadra, agli incontri per presentare il piano turistico triennale mancavano gli operatori e questo non va bene».
Liguria bella d’inverno, un entroterra da scoprire, itinerari religiosi, l’outdoor del finalese, il mare, sono tanti i modi attraverso cui la Liguria vuole attrarre turisti: «Però i tanti turismi non danno un’identità, oggi si viaggia per emozioni e bisogni. Se uno fa turismo religioso non mangia?».
In effetti oggi qual è l’identità della Liguria? «Che piaccia o meno è legata al mare, da lì occorre partire, collegando altri “prodotti”. Per esempio abbiamo un brand forte come il pesto che può trainare altri cibi meno conosciuti. Una meraviglia come il parco del Beigua dove puoi vedere la Corsica e la pianura Padana è ancora tutta da scoprire».
Un esempio di come un gioco di squadra abbia funzionato è quello del finalese in ambito sportivo-outdoor: «Lavoro eccellente partito da un’idea degli albergatori. Perché ha funzionato? Sono stati creati servizi per quel tipo di turista. Non bisogna solo saper enunciare, ma costruire un’offerta e una promozione. In Trentino per essere inserito nei cosiddetti family hotel devi fornire una serie di servizi anche per chi ha un bimbo di pochi mesi».
Secondo Roberta Milano la governance si vede creando anche agevolazioni mirate: «In Liguria esiste un problema di qualità delle strutture. Perché non vincolare agli investimenti sulle ristrutturazioni anche l’obbligo di una presenza sul web? Cito ancora il Trentino: lì fanno un corso dietro l’altro. È dal 2005 che provano a vendere gli hotel su Internet. Il comprensorio Dolomiti Superski nel 2009 aveva già 2 milioni di accessi al mese in alta stagione. Quando sono andata a lavorare là mi hanno dato una risposta che spiega tutto: “Siamo gente di montagna e la montagna ti insegna che da solo non sopravvivi”, per questo i consorzi lassù funzionano bene e non sono certo più aperti dei liguri».
La Liguria ha avuto il problema opposto: l’esuberanza di domanda rispetto all’offerta, fino a quando il mercato è cambiato quando ormai era troppo tardi: «Non abbiamo saputo capire che il cliente stava diventando più esigente, ora si ragiona in termini di ore di spostamento non di km ed è anche grazie alla situazione politica internazionale che c’è stato un ritorno di arrivi, spero che chi legge le cifre sia onesto nell’analisi».
In Basilicata Roberta Milano ha dato una mano per la candidatura di Matera a capitale europea della cultura 2019: «Ho trovato persone che sono più pignole e che seguono il progetto anche quando bisogna eseguirlo, il motto là è stato “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il fare”».
A livello nazionale Roberta Milano ha fatto parte del Td Lab (il laboratorio digitale del turismo del Mibact), tra gli studi che sono stati fatti ce n’è uno legato al turismo cinese: «Il cinese quando si muove viene in Europa, non in Italia. I principali tour operator sono tedeschi e quindi la vacanza generalmente tocca solo quattro città: Venezia, Firenze, Roma e Milano. Entrano via terra e vanno via in aereo. Se si volesse puntare sul turismo cinese occorrerà fare un grande lavoro anche su social network differenti, visto che in Cina Facebook per esempio è oscurato».
Recentemente Milano è stata anche chiamata a partecipare alla redazione del documento sulla crescita digitale dell’Italia (ministro Madia) per quanto riguarda il turismo: «Il digitale oggi si sta evolvendo molto rapidamente, il rischio è che a essere strozzati siano ancora una volta gli operatori economici, che prima erano “sfruttati” dai grandi tour operator e ora da siti come booking e simili. Camere piene non significa guadagno, con questo mercato senza regole, per questo è necessario capire questi fenomeni e normarli».
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