«Una bella idea, un’eccellente proposta». Carlo Castellano, fondatore di Esaote, leader mondiale nei settori della ecografia e della risonanza magnetica dedicata, e di Genova High Tech, la società che ha promosso la realizzazione del parco scientifico e tecnologico Erzelli, non ha dubbi sull’opportunità di una candidatura genovese a ospitare un’esposizione internazionale specializzata come nel 1992.
A lanciare l’idea era stato, nel maggio scorso, il presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. Pochi giorni dopo il sindaco Marco Bucci e il presidente della Regione Giovanni Toti avevano dichiarato di accoglierla e ora le istituzioni stanno verificando gli interventi propedeutici alla sua fattibilità.
«Le opportunità – dichiara Castellano a Liguria Business Journal – sarebbero significative. Oltre alle risorse che verrebbero concentrate a Genova e potrebbero essere utilizzate per opere permanenti come è stato fatto con l’esposizione colombiana, un evento del genere sarebbe l’occasione per riflettere sul futuro della nostra città e sulle sue vocazioni. E per fare conoscere una nuova Genova, dopo gli anni difficili della crisi e dopo la tragedia di Ponte Morandi. Tutto questo mi sembra evidente. Dobbiamo piuttosto chiarirci le idee sul tema da proporre: deve essere qualcosa che qui ha già una base rilevante e grandi possibilità di sviluppo. E a questo proposito un’indicazione chiara ci viene dalla nostra storia e dal nostro tessuto economico sociale: dobbiamo puntare sull’high tech e specificatamente sulla intelligenza artificiale e la sua sostenibilità, in alcune aree in cui a Genova siamo già oggi significativi».
La vocazione di Genova per l’alta tecnologia, osserva Castellano, segna quasi due secoli di storia della città. «Prendiamo come data spartiacque il 1853, quando Giovanni Ansaldo insieme a Bombrini, Penco e Rubattino rileva la società fondata da Taylor e Prandi: da allora Genova è cresciuta come sede di un imponente sviluppo industriale, caratterizzato in prevalenza dai grandi insediamenti di industrie manifatturiere nei settori siderurgico, meccanico, elettromeccanico e navale, degli armamenti e delle telecomunicazioni. Dagli anni Settanta del secolo scorso, la città ha subito la crisi dei grandi insediamenti dell’industria manifatturiera pesante e delle partecipazioni statali, tuttavia sono cresciute competenze nell’industria elettronica, informatica e di automazione».
Secondo Castellano una fase nuova si è aperta all’inizio degli anni 2000: «Nel 2001 il governo decide di costituire un istituto nazionale di ricerca su cui concentrare risorse importanti. Il futuro Istituto italiano di tecnologia, l’Iit. Nello stesso anno un gruppo di imprenditori e dirigenti genovesi fonda Dixet, associazione di imprese dell’high tech. Successivamente dà vita a Genova High Tech spa che come scopo ha la realizzazione di un grande parco scientifico-tecnologico agli Erzelli. Negli stessi anni il governo decide di assegnare a Genova l’Iit. Oggi l’Iit è un’eccellenza nel campo della ricerca, con 1700 persone provenienti da oltre 60 Paesi, che collabora con imprese italiane e internazionali nella robotica, nelle scienze dei materiali, nelle neuroscienze, nell’energia rinnovabile, nella farmacologia. Insomma, all’inizio degli anni 2000 la nascita a Genova dell’Iit e l’avvio del progetto di Parco Scientifico agli Erzelli sono due eventi di grandissima importanza e novità per la città».
La base seria su cui lavorare c’è: «Oggi a Genova – sottolinea Castellano – dobbiamo contare sulle competenze di Leonardo nel campo della cyber security, campo in cui l’ex preside di Ingegneria Paola Girdinio ha costituito l’Osservatorio nazionale, su società come Ansaldo Energia e Ansaldo Sts, Abb, Fincantieri, e altre, oltre a quelle degli Erzelli, e sulla ricerca di alcuni gruppi universitari, molto avanzata. Non sarebbe velleitaria una candidatura della nostra città a ospitare un evento espositivo nel grande mondo dell’high tech».
L’attenzione deve essere rivolta verso un tema specifico: «Deve essere individuato – precisa l’imprenditore – il tema che proietti Genova verso il futuro dell’high tech e secondo me l’attenzione va rivolta all’intelligenza artificiale e alla sua sostenibilità ambientale e sociale. Tutti i paesi più avanzati stanno lavorando sui grandi filoni dell’intelligenza artificiale che può contare sull’innovazione tecnologica legata alla rivoluzione digitale e quindi abbiamo una concorrenza agguerrita. Tuttavia l’intelligenza artificiale su cui Genova può e deve puntare ha quattro aree di grandissimo valore scientifico e tecnologico. Innanzitutto è evidente la centralità della portualità e della logistica, ma a queste aggiungerei la cyber security, la robotica e le human technology. In tutte e quattro queste aree possiamo vantare eccellenti competenze. È evidente che va articolata una forte proposta che parta dalle competenze esistenti ma che sia in grado di proiettarle verso il futuro dei prossimi cinque-dieci anni. Non a caso il Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli e il Great Campus hanno come immagine una lunga porta che si apre sul mare e sull’infinito. Forse potrebbe esprimere lo spirito della nuova expo genovese? È una suggestione, resta tutto da vedere, è chiaro. In autunno si potrebbe avviare un gruppo di lavoro tra istituzioni, Iit, Università, aziende ed esperti. Liguria Digitale potrebbe essere il punto di riferimento».