È notizia di oggi la sigla dell’accordo tra Regione Liguria e Alitalia che vede realizzato il progetto di un carnet dedicato alle aziende liguri che permette di usufruire di riduzioni di prezzi per la tratta aerea Genova-Roma, da tempo tristemente celebre per i costi esorbitanti, superiori di gran lunga al prezzo di molte tratte internazionali o addirittura intercontinentali.
Il problema era stato sollevato da alcuni imprenditori autonomi, non appartenenti alle sigle di categoria, probabilmente anche perché l’Aeroporto di Genova è proprietà al 25% della Camera di Commercio di Genova, azionista di riferimento e responsabile, almeno in parte, dell’indirizzo strategico della struttura.
Vale la pena approfondire l’aspetto di controllo e governo della struttura. La restante quota societaria di Aeroporto di Genova è infatti divisa tra Autorità portuale (60%) e Aeroporti di Roma (15%) a sua volta controllata al 99,3% da Atlantia, la holding che possiede anche Autostrade per l’Italia e il cui principale azionista è la famiglia Benetton. Chi ricopre la carica di azionista, in questa struttura assume quindi un ruolo preponderante.
Un mix di pubblico e privato e un sistema che, dati alla mano, probabilmente non ha giovato all’ecosistema economico ligure, visto l’ingente costo delle tratte e il modesto flusso di passeggeri. Genova è la sesta città d’Italia per popolazione, ma il suo aeroporto è classificato al ventunesimo posto in Italia per flusso di passeggeri. Una performance, seppur migliorata notevolmente nell’ultimo anno, che colloca l’aeroporto di Genova sotto gli aeroporti di città come Bari, Brindisi, Catania, Lamezia Terme o Verona e, ovviamente Pisa, che per prima ha saputo cogliere le opportunità dei flussi dei voli low-cost.
Il modello di agevolazioni siglato da Regione Liguria e Alitalia prevede carnet da 12 voli al prezzo di 200 euro a/r, dedicato, come ha specificato l’assessore regionale allo Sviluppo economico, il leghista Andrea Benveduti, “alle aziende e ai professionisti liguri”. Vengono esclusi quindi i passeggeri “consumer”, i turisti e, soprattutto, le aziende o i professionisti provenienti da fuori Genova, di cui la città, avrebbe estremamente bisogno per poter aumentare la crescita economica locale.
Una misura che avrà sì un impatto positivo, ma che si inserisce, come spesso accade nelle politiche pubbliche locali del sistema Genova-Liguria, in un complesso di scelte ancora troppo poco coraggiose, spesso limitate da veti di enti e soggetti portatori di interessi incrociati.
La via più semplice per ridurre i prezzi della tratta a beneficio di tutti, imprese, turisti e cittadini, sarebbe in realtà ancora più semplice: creare le condizioni perché la tratta aerea Genova-Roma, ancora oggi in monopolio ad Alitalia, possa essere offerta anche da altre compagnie aeree. Dal 2015, dopo l’addio di Vueling, Alitalia è l’unica azienda presente su quella tratta. Non esistendo concorrenza, è inevitabile che il vettore sia in grado di applicare tariffe molto alte. Un approccio che è sopravvissuto persino alla liberalizzazione delle tratte aeroportuali avviata a partire dagli anni 80 dall’Unione europea, il cui scopo era quello di favorire la concorrenza tra più compagnie sulla stessa tratta, prima impedita dalle leggi nazionali, per abbassare i costi ai consumatori e favorire l’innovazione di prodotti e servizi.
Infine, un’analisi: chi potrebbe avere interesse a mantenere inalterati i prezzi delle tratte e i ricavi di Alitalia, dal maggio 2017 in amministrazione straordinaria per via della disastrosa situazione finanziaria? Per quanto riguarda i prezzi delle tratte, può essere sicuramente interesse di Trenitalia -Ferrovie dello Stato, partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, unico attuale concorrente con “prodotto alternativo” alla tratta aerea. Per quanto riguarda i ricavi, è di nuovo lo Stato il principale portatore di interessi a sostegno di Alitalia, in quanto designato a ricoprire il ruolo di “salvatore” qualora il procedimento di ristrutturazione aziendale non dovesse funzionare. Insomma, se escludiamo la piccola parte di azionariato privato, è sempre lo Stato il responsabile strategico di una gran parte delle decisioni che impattano su prezzi, concorrenza ed economia. E ancora una volta si è creato, insomma, un sistema di politiche pubbliche che non porterà benefici ai cittadini, ma solo costi. Almeno fino alla prossima, coraggiosa e necessaria, riforma dei sistemi di governance e dei trasporti.