Il licenziamento collettivo e quello per giusta causa o giustificato motivo oggettivo offrono le minori possibilità di reimpiego nei 24 mesi successivi alla cessazione del contratto. La scadenza a termine condiziona invece positivamente le possibilità di reimpiego.
Anche il settore di attività di provenienza esercita un ruolo importante. Ai vertici della ricollocazione l’istruzione, per l’effetto, abbastanza scontato, della reiterazione delle supplenze e in generale dei contratti a tempo determinato. Minori chances di reimpiego hanno coloro che perdono il lavoro nella manifattura.
Una persona che ha il requisito per il sussidio di disoccupazione che sta in Trentino Alto Adige ha più del doppio delle possibilità di rioccuparsi rispetto a un ligure.
Questa la sintesi emersa al Festival del lavoro, con un’analisi approfondita sulla Nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi), cioè l’indennità mensile di disoccupazione e il nuovo assegno di ricollocazione, effettuata dall’osservatorio statistico dei consulenti del lavoro.
Problema di ricollocazione anche per i lavoratori più anziani, i cittadini di altri Stati membri della Ue (ma non di quelli extra-Ue), delle donne e degli individui senza laurea.
In Liguria i potenziali beneficiari dell’assegno sono 26 mila persone (il 2,7% del totale italiano). In percentuale, per queste persone, la Naspi scadrà entro 1-2 mesi nel 17,2% dei casi, tra 3-6 mesi nel 26,4%, tra 7-12 mesi nel 32,6% e tra 13-20 mesi nel 23,8% dei casi.
Il 43,6% ha fino a 6 mesi di tempo per richiedere la misura (nono posto in Italia).
L’assegno di ricollocazione, secondo il dgls 150 del 2015, spetta ai disoccupati percettori della Naspi, la cui durata di disoccupazione eccede i quattro mesi, graduata in funzione del profilo personale di occupabilità, spendibile nei centri per l’impiego o nei servizi accreditati. Oggi è un diritto effettivamente esigibile da circa un milione di disoccupati a partire dal 28 maggio 2018 (con 2 anni e mezzo di ritardo).
Tale ritardo, secondo i consulenti del lavoro, è dovuto a molteplici fattori, fra i quali la competenza concorrente fra Stato e Regioni in tema di politiche attive del lavoro (il referendum che avrebbe centralizzato tale competenza ha avuto un esito negativo), la mancanza di una rete di soggetti pubblici e privati accreditati ai servizi di ricollocazione omogenea a livello nazionale e, infine, le difficoltà a realizzare il sistema informativo unitario che rappresenta la base dati integrata per ricostruire le storie formative e occupazionali dei lavoratori italiani e garantire una accurata profilazione degli utenti. Nessuno di questi tre fattori sembra aver raggiunto gli standard auspicati.
La misura è su base volontaria.
L’assegno può essere chiesto dal percettore di Naspi a partire dal quinto mese e fino all’ultimo mese in cui risulta beneficiario del sussidio di politica passiva. Non tutti coloro che entrano in Naspi annualmente ne hanno diritto: alcuni trovano lavoro entro i primi 4 mesi, mentre altri, per la breve storia lavorativa e contributiva precedente alla perdita del lavoro, hanno diritto a meno di 5 mesi di Naspi.
Secondo i consulenti del lavoro c’è un problema: l’algoritmo ministeriale per assegnare il punteggio di distanza del disoccupato dal mercato dal lavoro, utilizza i dati Istat sulla rilevazione sulle forze di lavoro. I consulenti propongono l’applicazione di un modello di occupabilità a partire dai dati amministrativi che permetta di identificare non i disoccupati statistici ma i disoccupati amministrativi percettori di Naspi. In questa analisi un disoccupato risulta occupato se stipula un contratto a tempo indeterminato o a termine dalla durata di almeno di 6 mesi.
I destinatari dell’assegno di ricollocazione, a livello nazionale, sono il 57% della platea complessiva. Esistono però anche gli esclusi: i soggetti che non hanno maturato un numero sufficiente di mesi di sussidio per accedere all’assegno, per esempio i lavoratori stagionali.
Chi ha diritto alla Naspi:
Dipendenti a tempo indeterminato e determinato, apprendisti, soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato, personale artistico sempre se a contratto subordinato, dipendenti a tempo determinato della P.A., lavoratori domestici che sono in stato di disoccupazione per cause indipendenti dalla volontà del lavoratore;
che hanno tredici settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione;
che hanno trenta giorni di lavoro effettivo nei dodici mesi precedenti l’inizio della disoccupazione. Inoltre occorre essere immediatamente disponibile al lavoro. Sono esclusi i dipendenti a tempo indeterminato delle P.A e gli operai agricoli.
A seconda delle Regioni di domicilio dei disoccupati, c’è un divario di opportunità. I consulenti del lavoro evidenziano le difficoltà riscontrate dall’Anpal (Agenzia nazionale politiche attive lavoro) nella fase di definizione delle procedure. I servizi per l’impiego.
hanno assunto un’articolazione disomogenea tra le Regioni. In Liguria sono 195 i dipendenti dei centri, una cifra che vale il 13° posto italiano (primo posto per la Sicilia con 1.737, secondo per la Lombardia con 775). Ogni addetto quindi ha come “carico di lavoro” 133 potenziali beneficiari dell’assegno di ricollocazione (media nazionale 121).
In ogni caso questi sono i primi risultati: in Liguria le giornate contrattualizzate medie nei 24 mesi successivi all’evento di disoccupazione involontaria sono 339 per i maschi, 356 femmine, una media di 358, settimo posto italiano.
Il modello di rioccupabilità studiato dai consulenti del lavoro, vede per la Liguria una non eccessiva differenza tra chi ha i requisiti per la Naspi e gli effettivi beneficiari del sussidio, anche se una persona che ha il requisito Naspi che sta in Trentino Alto Adige ha più della metà delle possibilità di rioccuparsi rispetto a un ligure.Disoccupazione statistica e amministrativa
Per l’Istat si viene classificati tra gli occupati se si è lavorato almeno un’ora nella settimana i riferimento, tra i disoccupati se si verificano contestualmente tre condizioni: non si è occupati; si è disponibili a iniziare a lavorare entro 2 settimane; si è cercato attivamente lavoro nelle 4 settimane che precedono l’intervista.
Coloro che non rientrano tra gli occupati e i disoccupati vengono classificati come inattivi. Questi ultimi includono anche la fascia intermedia tra disoccupazione e inattività rappresentata dalle forze di lavoro potenziali, costituite da coloro che vorrebbero lavorare ma non soddisfano contemporaneamente entrambi i due principali requisiti della disoccupazione, ovvero disponibilità immediata o ricerca attiva, ma solo uno di
essi.
La disoccupazione amministrativa deriva invece da un evento ben preciso: la perdita dell’impiego per un fatto subito dal lavoratore (disoccupazione involontaria). Questa situazione è compatibile con la disoccupazione statistica ma non ne rappresenta una condizione necessaria o sufficiente.
Un disoccupato amministrativo può quindi, a differenza di un disoccupato statistico, non solo non cercare attivamente lavoro, ma anche lavorare, anche per ben più di un’ora alla settimana.
Secondo i consulenti oltre la metà dei beneficiari del sussidio non viene classificata tra i disoccupati statistici e poco più del 40% rientra nella condizione di disoccupato. Pari a un quarto dei disoccupati con precedenti esperienze lavorative e un terzo dei disoccupati ex occupati.