«Non smontare le riforme fondamentali fatte di recente, che hanno favorito la crescita dell’ultimo anno, pensiamo a Jobs Act, legge Fornero, Industria 4.0, e rimanere bene incardinati in Europa». Giovanni Mondini, presidente di Confindustria Genova, intervistato da Liguria Business Journal sul tema delle prossime elezioni, a chiuque sia eletto nel prossimo Parlamento e sia chiamato a formare il governo propone queste linee strategiche.
Il presidente degli industriali genovesi non dà indicazioni di voto e non fa nomi di partiti ma è molto chiaro sulle cose da fare e sulle leve su cui agire. «È fondamentale l’Europa. Pensiamo a un’Europa che semplifica la vita dei cittadini, supportando lo sviluppo della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione contribuendo alla definizione di un quadro macroeconomico stabile. Un’Europa, dove l’Italia dovrà giocare un ruolo da coprotagonista, dove si nomini un ministro delle Finanze indipendente dagli Stati membri che abbia la responsabilità, tra l’altro, di emettere eurobond finalizzati al finanziamento di progetti comuni e dunque a vantaggio di tutti i Paesi dell’Unione ai fini di una maggiore integrazione. E che sia capace di imporre misure correttive nel caso ci siano scostamenti consistenti dagli obiettivi concordati. Questo permetterebbe un piano straordinario di investimenti europei per dotare l’Italia e e tutta l’Eurozona dell’eccellenza in termini di ricerca, formazione, infrastrutture».
Gli altri attori fondamentali, secondo Mondini, per la crescita del sistema paese sono le imprese e la politica nazionale. «Io sono ottimista – prosegue – è possibile consolidare e incrementare la crescita dell’ultimo anno. Secondo il Progetto Paese di Confindustria presentato nei giorni scorsi alle Assise Generali di Verona, se non si smontano riforme fondamentali e si attua un programma di medio termine basato su modernizzazione, semplificazione ed efficienza, è possibile ottenere nell’arco di una legislatura di 5 anni oltre 1,8 milioni di occupati in più, una riduzione di più di 20 punti del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo, una crescita cumulata del Pil reale vicino a 12 punti percentuali, una crescita dell’export consistentemente superiore alla domanda mondiale. Si tratta di obiettivi ragionevoli».
Il Progetto Paese per il reperimento delle risorse necessarie, prevede da parte dell’Europa Eurobond, fondi coesione, cofinanziamento nazionale, da parte del settore pubblico spending review, compartecipazione alla spesa, contrasto all’evasione, da parte del settore privato valorizzazione di immobili pubblici, fondi pensione, casse.
E Mondini che cosa si aspetta da chi sarà chiamato a governare il Paese? «Posso rifarmi a tanti documenti di Confindustria. Comunque io credo che sia urgente una chiarificazione dei poteri decisionali per quanto riguarda i rapporti tra autonomie e centro, c’è poca chiarezza in proposito, il che comporta processi decisionali troppo lunghi e veti incrociati. La chiarezza manca anche nelle responsabilità dei funzionari pubblici. Si chiede, giustamente, una semplificazione della burocrazia, ma bisogna razionalizzare un sistema in cui il funzionario da una parte si trova ad avere a che fare con una normativa vastissima e complessa, dall’altra è gravato di responsabilità con implicazioni anche penali. È evidente che questo non favorisce la rapidità delle decisioni. È anche indispensabile una fiscalità premiante. A molti piacerebbe la flat tax, ci sono diverse proposte. Su questo non mi esprimo, non so se possiamo arrivare in questa fase a riforme fiscali importanti. Ma piccoli interventi che riducano il carico fiscale, per esempio, per chi investe, rinnova, sarebbero possibili e utili. Anche una maggiore certezza in tema di regole, non solo fiscali, porterebbe più trasparenza e quindi più fiducia negli investitori. Si può fare molto con interventi ragionevoli».
Quindi il presidente degli industriali genovesi è ottimista?
«Sono ottimista con le dovute cautele. Le riforme bisogna farle, non si fanno da sole».
E del clima pre-elettorale che cosa pensa? «Mi sembra tutto molto calmo, molto flat, anche se ormai mancano pochi giorni. Si tratta di indifferenza o di fiducia? Io leggo il fenomeno in chiave positiva. Anche perché sono calmi i mercati e la stampa estera. Le dichiarazioni di qualche giorno fa da parte del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker che erano state interpretate come timore che l’Italia non riuscisse a darsi un governo operativo non hanno scatenato nessuna tempesta finanziaria. Qualche oscillazione nei listini, e lo spread continua a restare basso. Forse si pensa che in qualche modo un governo riusciremo a darcelo oppure che, come accaduto altrove, per un po’ potremmo anche farne a meno».