Cinque righe attraverso cui l’Agenas, l’Agenzia nazionale sanitaria, bacchetta la Regione Liguria su come sta gestendo la procreazione medicalmente assistita (pma). Lo speciale sull’ultimo numero del trimestrale “Monitor – elementi di analisi e osservazione del sistema salute” dice questo della Liguria: “non è stata realizzata alcuna buona pratica o iniziativa coordinata a livello centrale in tema di qualità e sicurezza nella procreazione medicalmente assistita, non essendo presente in materia un coordinamento a livello regionale“.
L’articolo prende spunto dal progetto “Sviluppo di un percorso condiviso per la qualità e la sicurezza delle cure nei percorsi di pma: stato dell’arte e prospettive di sviluppo dei contesti regionali”.
Nel corso degli ultimi anni, la medicina della riproduzione ha aumentato la propria rilevanza, perché l’infertilità è in aumento (vedi box) e si è verificato un crescente accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.
L’obiettivo del progetto è di una maggiore uniformità nella gestione dei rischi per la paziente collegati alla pma e nella qualità delle cure in tutte le regioni. Dai questionari, compilati a livello nazionale dai vari referenti regionali a partire dal marzo 2014, è emersa l’esigenza di un sistema di governance centralizzato a livello regionale e di linee di indirizzo comuni in grado di tracciare indicazioni per percorsi omogenei, procedure operative standardizzate e modalità di intervento specifici per il miglioramento della qualità e della sicurezza e per un maggiore contenimento del rischio.
In Liguria sono dieci i centri, cinque pubblici e cinque privati, solo due di terzo livello (procedure più complesse che necessitano di anestesia generale con intubazione): Ospedale San Martino ed Evangelico a Genova, gli altri sono di primo (utilizzano le tecniche meno complesse e quasi esclusivamente l’inseminazione intrauterina) e secondo (oltre alle tecniche di inseminazione intrauterina semplice si effettuano anche procedure più complesse che, in base alla tipologia di infertilità riscontrata, prevedono la fecondazione all’esterno del corpo femminile come la Fivet, fertilizzazione in vitro con embryo transfer e Icsi, Iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo).
In attesa di un maggior coordinamento e per venire incontro ai fabbisogni dei cittadini liguri, intanto l’assessore alla Salute Sonia Viale ha inviato una lettera ai colleghi delle altre Regioni: per le prestazioni di procreazione medicalmente assistita la Regione Liguria provvederà alla copertura dei costi inerenti a tali prestazioni nell’ambito degli accordi in materia di compensazione della mobilità sanitaria. Questa copertura riguarda la fecondazione omologa. L’eterologa è a carico della paziente, in attesa di un esplicito atto di determinazione delle tariffe.