La necessità di aggregare e programmare in maniera concertata è l’indicazione emersa dal convegno “Il supporto finanziario allo sviluppo delle tecnologie marine e del dual use per le pmi attraverso fondi europei e le altri forme di accesso al credito” che si è svolto questo pomeriggio al Seafuture and maritime technologies 2016, in corso alla Spezia.
Aiutare le piccole e medie imprese ad affrontare i mercati internazionali è l’obiettivo del progetto lanciato dal Segretariato generale della Difesa e Direzione nazionale degli armamenti costituendo una unità che si occupa specificamente di pmi. Lo ha dichiarato al convegno il colonnello Roberto Chivilò del Segretariato generale della Difesa e Direzione nazionale degli armamenti.
Il Segretariato quindi, secondo quanto previsto dal Libro Bianco della Difesa e dalle conclusioni del consiglio europeo del dicembre 2013, ha riferito Chivilò, ha organizzato seminari, conferenze – alcuni sul tema delle possibilità di accesso ai Fondi europei – incontri periodici con le pmi e anche con i cluster nelle loro regioni. Uno dei primi passi, ha spiegato Chivilò, è stato quello di cercare di capire che cosa sono le pmi, è stato effettuato un censimento delle imprese che lavorano per la Difesa, anche se ormai il confine tra militare e civile è diventato labile, e delle loro capacità tecnologiche e industriali. Si è ottenuto un quadro abbastanza completo ed è stato elaborato un piano, che ora è in bozza.
«Spesso – ha avvertito Chivilò – facciamo l’errore di considerare le pmi come grandi aziende ma in dimensioni ridotte, invece le pmi sono diverse, e hanno debolezze connaturate sul piano organizzativo e finanziario che rende loro difficile affrontare le sfide globali».
Per superare queste debolezze «le associazioni e i distretti possono avere un ruolo importante. Bisogna incoraggiare l’aggregazione, anche per aumentare la capacità delle pmi di ottenere una rappresentatività univoca, coesa rispetto ai meccanismi decisionali europei. Le pmi meritano di essere aiutate in questa sfida».
Daniela Agostini di Ernst &Young Italia ha sottolineato «l’importanza di collaborare, di avere una visione strategica sulle opportunità di finanziamento perché oggi più che mai non è più solo un problema di pubblica amministrazione che non programma più nel chiuso ma di imprese del settore privato, Cnr, Università che devono collaborare per definire le strategie di sviluppo».
«La specializzazione – ha aggiunto Agostini – sarà la traiettoria di sviluppo per la politica di coesione dell’Italia: tutte le associazioni di categoria devono partecipare attivamente al dialogo, che è richiesto in maniera obbligata, e anche iniziare a costruire filiere perché, per esempio, se oggi parliamo di Blue economy e la Blue economy non è un cluster tecnologico, le associazioni possono portare avanti la necessità di un cluster anche nella Blue economy. Occorre programmare in maniera concertata sui fabbisogni, sulle traiettorie di crescita del territorio, e aggregare i soggetti che possono fare sviluppo e tutta la filiera produttiva. Deve programmare l’amministrazione ma, cosa che sta facendo, di concerto con tutti gli attori, con gli stakeholder, istituzionali e no, con tutti i portatori di interessi».