Con 18 voti a favore (maggioranza) e 10 contrari il consiglio regionale ha approvato il disegno di legge 69 che riforma le competenze dell’Azienda Ligure Sanitaria (Alisa) e ne cambia il nome in Liguria Salute. Le misure introdotte dal provvedimento saranno operative dal 1 settembre 2025.
Il disegno di legge, si legge nella nota regionale, “si pone l’obbiettivo di rafforzare la governance regionale sul sistema delle Aziende ed Enti del Servizio sanitario regionale. La Regione recupera la pienezza delle funzioni di programmazione in materia sanitaria e sociosanitaria nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza (prevenzione, assistenza territoriale e distrettuale, assistenza ospedaliera) e la programmazione delle risorse economiche per il Ssr”.
Organi di Liguria Salute restano il direttore generale, con funzioni di legale rappresentante e di direzione e gestione, e collegio sindacale.
Liguria Salute invece mantiene la gestione delle attività di autorizzazione e accreditamento, mentre le procedure di selezione dei soggetti privati accreditati e la stipula degli accordi e contratti spetterà alle Asl, che assumeranno la denominazione di Aziende sociosanitarie locali.
I costi di funzionamento della nuova azienda Liguria Salute scenderanno da 12,5 milioni circa a circa 5 milioni, liberando più di 7 milioni di euro di fondo sanitario che verranno reimmesse nel sistema.
Le future funzioni di Liguria Salute riguardano il coordinamento, supporto, monitoraggio e controllo, della rete logistica distributiva e dell’anagrafica unica regionale per l’automazione e centralizzazione dei magazzini e dei fornitori del Servizio sanitario regionale; approvvigionamento di farmaci e dispositivi medici destinati alla distribuzione in nome e per conto del Servizio Sanitario Regionale mediante la Stazione unica appaltante regionale (Suar) o altre stazioni appaltanti; standardizzazione delle procedure per l’acquisizione di beni, servizi e forniture anche informatici per le Aziende ed Enti del Servizio Sanitario regionale; definizione dei fabbisogni, programmazione degli acquisti e progettazione delle procedure di gara in collaborazione con la Suar; monitoraggio dell’andamento delle convenzioni; gestione delle attività di autorizzazione e accreditamento; attività ispettive, di vigilanza e verifica nei confronti delle Aziende ed Enti del Servizio Sanitario Regionale e dei soggetti accreditati convenzionati; supporto operativo e consulenza tecnico-scientifica a Regione, Aziende ed Enti del Ssr; promozione e coordinamento della ricerca scientifica in materia sanitaria e biomedica e supporto alle Aziende ed Enti del Ssr nella gestione di progetti di ricerca in campo sanitario; servizi tecnici per la valutazione della Health Technology Assesment (Hta), cioè dell’efficacia, appropriatezza, sicurezza, e degli aspetti economici, sociali ed etici delle tecnologie mediche, sia quelle esistenti che quelle nuove; supporto tecnico in materia di rischio clinico-sanitario, gestione del fondo regionale e coordinamento delle attività definite dai provvedimenti attuativi del D.M. n. 232 del 15.12.2023 e segreteria amministrativa del Comitato regionale sinistri; gestione amministrativa del Comitato Etico regionale.
La riforma definisce anche i rapporti con la giunta: Liguria Salute, nell’esercizio delle sue funzioni, è soggetta alle direttive e al coordinamento del direttore generale regionale competente in materia di sanità, che presiede all’attuazione degli indirizzi della giunta regionale. La giunta regionale può, in caso di inerzia nell’adozione degli atti di competenza o in caso di inosservanza delle direttive regionali o delle disposizioni della presente legge, procedere alla nomina di un commissario ad acta.
Per quanto riguarda il rapporto con la Regione: Liguria Salute definisce annualmente il proprio programma sulla base degli indirizzi regionali e il direttore generale regionale competente in materia di sanità approva il programma di Liguria Salute e ne verifica l’attuazione.
Il personale sarà ridotto, previsto il trasferimento alla Regione degli addetti finora impegnati nell’esercizio delle funzioni programmatorie. Il personale non mantenuto presso Liguria Salute, e che non sarà trasferito alla Regione, è ricollocato nelle Aziende ed Enti del Ssr.
L’assessore Massimo Nicolò precisa: «Il personale passerà da 109 unità a circa 40 unità e quello in uscita sarà ricollocato delle Asl, nelle Aziende Ospedaliere e in Regione, garantendo un utilizzo più appropriato. Si liberano professionalità sanitarie pari a 24 unità di personale che verranno ricollocate e trasferite nelle aziende sanitarie e ci sarà una ottimizzazione delle risorse economiche. Si prevede, infatti, un risparmio di circa 7 milioni di euro all’anno che saranno reinvestiti nei Livelli Essenziali di Assistenza, migliorando l’offerta sanitaria per i cittadini e rafforzando la governance regionale. La Regione riacquisterà la piena responsabilità della programmazione sanitaria e sociosanitaria, migliorando l’efficacia e l’efficienza del Sistema Sanitario Regionale».
La riforma di ALiSa libera, dichiara la Regione, risorse economiche del fondo sanitario regionale da poter reimpiegare nell’erogazione dei Lea a cui andranno 628 mila euro nel 2025 e 1 milione e 882 mila euro per ciascuno degli anni 2026 e il 2027.
Le critiche dell’opposizione
Critica l’opposizione. Roberto Arboscello consigliere regionale Pd, dichiara: «È un maquillage comunicativo che segna la transizione da Alisa a Liguria Salute, per nascondere il fallimento di nove anni di politiche sanitarie del centrodestra ligure. Alisa è nata male, è stata gestita peggio. All’epoca, si parlò di un progetto innovativo, pensato per riorganizzare in modo unitario la sanità regionale, ascoltando territori, società scientifiche e rappresentanze sindacali. Si promosse un modello di governance capace di liberare le Asl da compiti burocratici, rafforzare l’integrazione socio-sanitaria, standardizzare l’assistenza. Ma la realtà è stata ben diversa. Alisa ha finito per concentrare il potere decisionale nelle mani di pochi, marginalizzando i territori e creando un centro parallelo di gestione scollegato dalle necessità locali. È stata un’esperienza segnata da eccessiva burocratizzazione e – fatto ancora più grave – dalla deresponsabilizzazione dei vertici politici. Con Alisa si è sottratto potere a questo consiglio, trasformando la sanità in una macchina ingovernabile e spesso inefficace. Siamo oggi davanti a un’operazione di facciata: non si chiude un fallimento, si cambia solo nome. E mentre si annuncia la nascita di ‘Liguria Salute’, non si risponde alle vere criticità. Si riduce il personale ma si aumentano le competenze, si moltiplicano le funzioni ma si evita il confronto. Non è questa la riforma che serve ai cittadini liguri. Se si fosse voluto davvero riformare, si sarebbe dovuto creare un organismo snello, a supporto del sistema sanitario, con competenze chiare e limitate all’ambito tecnico. Invece, il centrodestra ha confezionato l’ennesima tempesta perfetta: i liguri e gli operatori sanitari saranno ancora una volta a pagarne il prezzo».
Il consigliere regionale del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione Sanità Enrico Ioculano aggiunge. «Per nove anni abbiamo denunciato il fallimento delle politiche sanitarie del centrodestra e il simbolo di questo fallimento, Alisa. Il centrodestra però non ha nemmeno avuto il coraggio di porre una riforma definitiva chiudendo definitivamente l’ente, si è limitato a trasformare il carrozzone in Liguria Salute con un’operazione di maquillage: una scelta a metà, mal concepita e priva del coraggio politico necessario per affrontare alla radice le criticità di sistema. Per anni abbiamo espresso forti perplessità, criticando l’accentramento eccessivo di funzioni, l’opacità gestionale e il rischio di un’eccessiva burocratizzazione, oltre alla deresponsabilizzazione degli apici politici, dovuta alla sua stessa deficitaria natura e conformazione. Alisa non è stato un ente super partes né a livello amministrativo, dal momento che ha svolto una funzione per ampi tratti politica, né a livello di gestione delle Asl, con risorse ripartite in maniera iniqua e non funzionale alla garanzia degli stessi livelli di assistenza in tutto il territorio. Per la sua particolare configurazione demografica e sanitaria, la Liguria deve diventare un laboratorio di sperimentazione nazionale, un luogo in cui si anticipano modelli, si testano soluzioni, si valutano risultati. Serve una riforma vera, una governance sanitaria che sia finalmente responsabile, trasparente e misurabile. In cui sia chiaro chi decide, su quali basi, con quali strumenti e con quali responsabilità. In cui si esca dalla logica autoreferenziale, dove tutto si muove per inerzia, e si avvii un processo coraggioso di ridefinizione del sistema a partire dai bisogni reali e dalle risorse disponibili, non dalle rendite di posizione o dal consenso a breve termine. La Giunta Bucci ha scelto la scorciatoia più facile: ritoccare Alisa, crearne un surrogato, senza avere il coraggio di mettere mano al sistema nel suo insieme. Hanno cambiato la forma, ma non la sostanza: hanno creato un nuovo contenitore, evitanfo di affrontare i nodi strutturali: la distribuzione delle responsabilità, il ruolo delle ASL, la vera programmazione dei servizi. Era questo il momento per cambiare davvero. Ma il centrodestra ha preferito accontentarsi ed evitare lo scontro con lo status quo. Se questa è la misura della loro ambizione, allora è anche la misura del loro coraggio, del loro cambiamento, del loro governo. E purtroppo, saranno ancora i liguri a pagarne il prezzo, in termini di disservizi, disuguaglianze, e sfiducia».
Stefano Giordano, capogruppo regionale dei 5 Stelle, dice: «Oggi, la destra getta la maschera ma lo fa solo a metà: anziché chiudere quel capitolo fallimentare, cambia nome all’Azienda. Ma sarà un ulteriore sperpero sulle spalle dei contribuenti, che per colpa di un inefficiente e imbarazzante apparato costato 40 milioni di euro all’anno, ha mortificato il servizio sanitario pubblico. Con quei soldi, quante visite diagnostiche e preventive avrebbe potuto garantire, la destra al governo, ai liguri? Perché favorire invece consulenze e “famiglie” politiche? Anziché studiare soluzioni raffazzonate come il dl portato oggi in Aula, la maggioranza regionale si faccia un giro reale negli ospedali e nei pronto soccorso della Liguria e pianifichi il miglioramento lavorando con tutti i soggetti politici prima e con le sigle sindacali poi. Crediamo che cambiare nome ad A.Li.Sa sia semplicemente l’ennesima presa in giro, che non rimedia al danno: se si dà una mano di bianco a una parete ammuffita, la muffa prima o poi torna in superficie e così i cittadini si sentono ingannati una seconda volta. Se davvero la destra sa leggere “i cambiamenti che avvengono nel tempo”, si fermi e chiuda definitivamente la vecchia Azienda, tutelando ovviamente i lavoratori ma cercando soluzioni credibili e non operazioni di maquillage. Se non lo farà, dopo il primo cartellino rosso sventolato ieri in faccia a una destra perdente, ne arriverà presto un altro e poi un altro ancora. E farà ancora più male del primo. Ma anche questo non ci consola: perché nel frattempo, a farsi male e non per colpa loro, saranno i cittadini di questa Regione».