Nell’era della trasformazione digitale, le aziende liguri si trovano ad affrontare una sfida cruciale: trasformare la crescente dematerializzazione in un’opportunità di innovazione strategica. Un processo che richiede non solo strumenti tecnologici, ma soprattutto una visione d’insieme e competenze specializzate.
Dematerializzazione: oltre la semplice eliminazione della carta
La dematerializzazione rappresenta oggi un fenomeno inarrestabile che va ben oltre la semplice riduzione dei documenti cartacei. Si tratta di un processo di trasformazione profonda delle informazioni e dei processi aziendali, che passano da un formato fisico a uno digitale, consentendo una gestione più efficiente, sicura e accessibile del patrimonio informativo aziendale.
L’intelligenza artificiale sta ulteriormente accelerando questo processo, offrendo strumenti capaci di automatizzare l’estrazione di informazioni da documenti, standardizzare formati eterogenei e creare sistemi intelligenti di archiviazione e recupero delle informazioni. Tecnologie come l’OCR avanzato potenziato dall’AI permettono oggi di digitalizzare enormi archivi documentali con una precisione impensabile fino a pochi anni fa, mentre i sistemi di analisi semantica consentono di categorizzare e rendere ricercabili informazioni precedentemente “intrappolate” in formati non strutturati.
Digitalizzazione: ben oltre l’utilizzo di software
Partiamo da una distinzione fondamentale, spesso fraintesa: un’azienda non è “digitale” semplicemente perché utilizza software gestionali o emette fatture elettroniche. La vera digitalizzazione avviene quando i dati diventano strumenti decisionali, capaci di orientare le scelte strategiche e operative.
Come evidenziato nel recente articolo pubblicato su Liguria Business Journal, molte pmi liguri utilizzano strumenti digitali limitandosi a “digitare” informazioni, senza sfruttare il potenziale informativo che questi dati potrebbero generare. Il vero salto qualitativo avviene quando passiamo dal semplice inserimento di dati alla loro analisi integrata e alla loro trasformazione in conoscenza operativa.
Questo concetto è cruciale: la digitalizzazione rappresenta un cambio di paradigma che trasforma l’intero modello di business, non solo alcuni processi isolati. Si tratta di ripensare l’azienda in ottica data-driven, dove ogni decisione può essere supportata da informazioni precise, aggiornate e facilmente accessibili.
L’intelligenza artificiale amplifica ulteriormente questo potenziale, offrendo la capacità di analizzare grandi volumi di dati e identificare pattern che sfuggirebbero all’analisi umana, trasformando dati grezzi in preziose indicazioni strategiche.
Le fasi del processo di digitalizzazione: un percorso strutturato
Per affrontare efficacemente la trasformazione digitale, è essenziale seguire un percorso strutturato che parta dalla consapevolezza per arrivare all’implementazione concreta. Ecco le fasi principali:
Fase 0: focus Ai (2 sessioni)
Il percorso inizia con una vera e propria immersione nel mondo dell’intelligenza artificiale generativa. Questa fase prevede: una presentazione approfondita delle potenzialità dell’Ai generativa e degli strumenti disponibili; sessioni pratiche di prompting, dove si affrontano casi specifici aziendali utilizzando strumenti di livello professionale.
Questa fase iniziale è fondamentale per creare una base di conoscenza condivisa e stimolare la creatività del team verso le possibili applicazioni dell’AI nei propri processi.
Fase 1: assessment digitale (2 giornate)
Per le pmi liguri, il consiglio è di individuare quel “nodo informativo” che, se risolto, genererebbe il maggior impatto immediato. Questa fase comprende: un’analisi dettagliata dei processi informativi esistenti; la mappatura delle risorse digitali già presenti in azienda; la valutazione dei “costi nascosti” legati a inefficienze, errori e opportunità mancate; l’identificazione del “nodo informativo critico” specifico per la realtà aziendale.
L’assessment è il momento della verità: permette di vedere con chiarezza dove si trova l’azienda nel proprio percorso di maturità digitale e quali sono le priorità d’intervento.
Fase 2: definizione strategia e roadmap (3 giornate)
In questa fase si delinea il percorso concreto di trasformazione, con: l’elaborazione di una strategia di digitalizzazione progressiva, con un approccio che potremmo definire “dei sassi nel fiume”, piccoli passi successivi, ciascuno con obiettivi chiari e misurabili; la definizione di Kpi specifici e misurabili per ogni fase; la creazione di una roadmap temporale con priorità ben definite; la quantificazione del potenziale Roi per ciascun intervento.
Per adattarsi alla realtà delle piccole e medie imprese liguri, il percorso di digitalizzazione deve rispettare alcune caratteristiche: modularità, concretezza, sostenibilità economica e valorizzazione dell’esistente.
Fase 3: implementazione del primo intervento
Questa fase rappresenta il passaggio dalla teoria alla pratica e prevede: lo sviluppo della soluzione specifica per il “nodo informativo critico” identificato; la formazione del personale coinvolto; la misurazione dei risultati e il calcolo del Roi effettivo; la definizione del passo successivo.
Prendiamo per esempio un cantiere nautico di medie dimensioni della riviera di Ponente. L’introduzione di un semplice sistema di monitoraggio dei consumi energetici ha permesso di identificare i momenti di picco energetico, riorganizzare l’utilizzo dei macchinari più energivori e ridurre i costi energetici del 15% in sei mesi. L’investimento iniziale è stato recuperato in meno di un anno, generando poi un risparmio netto che ha finanziato il passo successivo.
Chief Digital Officer (CDO): il regista della trasformazione digitale
In questo contesto di cambiamento, emerge con forza la necessità di una figura specializzata che possa orchestrare l’intero processo di digitalizzazione: il Chief Digital Officer o Chief Data Officer.
Questa figura è cruciale perché rappresenta il punto di convergenza tra visione strategica, competenze tecniche e capacità di gestione del cambiamento. È il “traduttore” che trasforma le esigenze di business in soluzioni digitali concrete e che garantisce l’integrazione tra i diversi sistemi aziendali.
La vera sfida per le pmi liguri non è tecnologica, ma di visione. Trasformare la percezione della digitalizzazione da “costo necessario” a “investimento strategico” richiede un cambio di prospettiva che parte dalla leadership aziendale. Il CDO è proprio il catalizzatore di questo cambio di visione.
La realtà delle pmi: micro-CDO a compartimenti stagni
Nella maggior parte delle pmi, il ruolo del CDO non esiste formalmente. Al contrario, troviamo spesso diverse figure che assumono parzialmente questa responsabilità: il responsabile IT, alcuni key user particolarmente digitalizzati, consulenti esterni o addirittura i fornitori di software.
Questa frammentazione crea inevitabilmente dei “compartimenti stagni” dove ciascuno ottimizza il proprio perimetro senza una visione d’insieme. Il risultato è un ecosistema digitale disomogeneo, con sistemi che non dialogano tra loro e potenzialità inespresse.
Come trovare il proprio CDO?
Esistono principalmente tre strade per introdurre questa figura in azienda:
Formazione interna: identificare una risorsa interna con potenziale e investire nella sua crescita professionale, affiancandola con consulenti esterni per colmare eventuali gap di competenza
Hiring esterno: assumere un professionista già formato, tenendo presente che si tratta di figure molto richieste sul mercato e quindi costose
CDO as a Service: affidarsi a consulenti esterni che operano come CDO part-time, garantendo competenze di alto livello con costi proporzionati alle dimensioni aziendali
Quanto costa?
Il costo di un CDO varia notevolmente in base all’esperienza e alla figura scelta: un CDO senior a tempo pieno ha un costo annuo che può superare i 100.000 euro. Un CDO as a Service può costare indicativamente tra 20.000 euro e 50.000 euro annui per un impegno part-time. La formazione di una risorsa interna richiede un investimento iniziale significativo, ma può rappresentare la soluzione più sostenibile nel lungo periodo.
Quando valutiamo il costo della digitalizzazione, dovremmo sempre confrontarlo con il “costo nascosto” del mantenimento dello status quo: tempo sprecato nel reperire informazioni disperse, opportunità commerciali perse per lentezza decisionale, errori dovuti a dati obsoleti o imprecisi, inefficienze operative che erodono i margini.
Un investimento necessario per il futuro
Le imprese che sapranno cogliere questa opportunità, procedendo con la tradizionale prudenza ligure ma con determinazione verso obiettivi chiari, troveranno nella digitalizzazione non solo uno strumento di efficienza, ma un potente alleato competitivo.
Il percorso di digitalizzazione, guidato da un CDO competente, rappresenta oggi non più un’opzione ma una necessità strategica per rimanere competitivi in un mercato sempre più orientato al digitale. L’intelligenza artificiale accelera ulteriormente questa trasformazione, aprendo scenari inediti di efficienza e innovazione.
Come recita un vecchio adagio marinaro ligure: “Non è la forza del vento, ma la posizione delle vele che determina la rotta”. Nel mare della trasformazione digitale, le pmi liguri hanno l’opportunità di regolare le proprie vele per navigare verso nuovi orizzonti di competitività.
Articolo in collaborazione con TechMakers.