“Ragionevoli certezze” è il titolo dell’assemblea pubblica di Confindustria Genova che si è svolta questa mattina nei capannoni di Ansaldo Energia. Stiamo vivendo una fase in cui la transizione è velocissima, eppure alcuni punti rimangono fermi: uno dei principali è che dobbiamo adeguare le politiche energetiche, in Italia e in Europa, alle mutate condizioni tecnologiche e geopolitiche. E un tema condiviso dai partecipanti all’assemblea che abbiamo intervistato è la necessità di una politica energetica diversificata, che comprenda l’utilizzo di diverse fonti di energia.
Giovanni Mondini, presidente di Confindustria Liguria, spiega: «Andatevi a vedere qualsiasi statistica che esiste al mondo, chi ha forte dipendenza del gas paga l’energia più cara, questo è fuori dubbio, quindi ci vuole un mix di fonti energetiche. Noi in Italia abbiamo fatto la scelta del gas a partire dagli anni 2000, poi è venuta spinta con le rinnovabili: gas e rinnovabili, è bello ma… costa».
Potremmo estrarre noi almeno una parte del gas che ci serve…
«Ma vi ricordate, quando c’è stata la crisi abbiamo detto: ora estraiamo il gas, tutto quello che c’è nel Mar Adriatico. Ora non se ne parla più perché la crisi sembra rientrata, perché abbiamo gli stoccaggi. Siamo tutti tranquilli, però attenzione, nessuno lo dice ma intanto il prezzo del gas sta risalendo, fra un po’ in bolletta ce ne accorgeremo. Non siamo più ai tempi di due o tre anni fa, però non è neanche la situazione che c’era prima della guerra e prima della crisi, il prezzo è molto più alto, bisogna fare qualcosa per alleviare la dipendenza dal gas. Si può spingere ancora sulle rinnovabili che oramai sono una tecnologia matura e dove oggettivamente il prezzo dell’energia è bassissimo, lo vedete in Spagna, dove fanno tante rinnovabili. Poi il gas serve, perché deve soddisfare il fabbisogno dove le rinnovabili non arrivano. Queste energie non sono programmabili, la rete non è ancora pronta ad accogliere tutta l’energia prodotta dalle rinnovabili, però bisogna fare qualcosa in questi 10-15 anni in attesa che arrivi il nucleare, sempre che il paese confermi sta scelta che oggi il governo ha in testa».
Si parla degli small modularc reactor
«È già una prima cosa, potrebbero arrivare fra una decina d’anni, però secondo me non saranno risolutivi perché sono impianti sicuramente sicuri, parliamo ancora di nucleare ovviamente a fissione e non a fusione, sono piccoli e quindi li puoi probabilmente insediare in stabilimenti già produttivi, e quindi va bene, però bisogna vedere come si riuscirà a farli, se isono da 100-200 megawatt è un conto, se sono da 30-50 non vai da nessuna parte».
C’è il problema di dove collocarli, perché incontrano difficoltà anche le energie rinnovabili
«Esatto, nessuno vuole più niente. però adesso più che mai possiamo fare una politica energetica sensata avendo in mano tanti elementi per decidere. Bisogna cogliere l’opportunità. Dobbiamo trovare la la politica giusta, che a mio modo di vedere è quella di di spingere sulle rinnovabili che devono essere bilanciate dal nucleare e da un po’ di gas. Il gas servirà sempre, però non dovremo esserne dipendenti come adesso».
E il petrolio?
«Il petrolio va bene ancora per un po’ nei trasporti, perché ovviamente per l’elettrico ci vuole ancora del tempo prima che vada a pieno regime, e l’idrogeno, quello pulito, è ancora lontano. Ma la transizione, secondo me dovrà essere guidata dal mercato, a prescindere dalle regole dettate da Bruxelles: per carità le regole ci sono, e vanno ovviamente rispettate, ma poi alla fine il mercato potrà guidare e far cambiare qualche scelta che oggi è stata fatta, ma su cui si potrà tornare indietro, mi riferisco al bando dal 2035 del motore endotermico. Finché non ci saranno le auto elettriche con con tutto ciò comportano, o l’idrogeno green che potrà essere un altro combustibile per tutto il parco mezzi, quantomeno quello pubblico, autobus eccetera, dovremo andare a benzina e gasolio, è inevitabile. Però attenzione, sulla decarbonizzazione non si torna indietro, questo è fuori dubbio. Possiamo allentare gli obiettivi ideologicamente esagerati, l’Europa ha dettato dei limiti troppo stringenti, tutti d’accordo, però non si torna indietro sul processo di decarbonizzazione».
Secondo Daniela Gentile, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, «È molto evocativo il titolo di questo evento, “Ragionevoli certezze”, e io credo che una delle ragionevoli certezze sia quella che l’energia è strategica. Lo abbiamo imparato vivendo momenti complessi a seguito del recente conflitto in Ucraina e quindi l’altra ragionevole certezza è quella di creare un percorso di sviluppo che comprenda in maniera equilibrata tutte le tecnologie di produzione dell’energia, dalle rinnovabili al gas, con la carbon capture, al nucleare. Dobbiamo cambiare, avere un mix equilibrato, nel quale ciascuna fonte di produzione dell’energia possa dare il suo contributo alla transizione energetica. Ci sono sicuramente le rinnovabili, sicuramente il gas e ci saranno gli small modular reactor che possono garantire insieme al gas la stabilità della rete, quindi la stabilità della continuità di disponibilità energetica per le industrie e per i cittadini, minimizzando il costo, perché l’altro grosso tema, è che le industrie e i cittadini devono recuperare competitività. Noi paghiamo l’energia più alta d’Europa, l’Europa, l’ha detto il rapporto Draghi, non lo dico io io, paga due o tre volte il costo dell’energia rispetto agli Stati Uniti come facciamo ad essere competitivi?»