Confagricoltura ha calcolato che gli aumenti previsti per la produzione di piante e fiori nel 2022 possano stimarsi almeno del 70%, sul 2021, con punte che rischiano anche di superare il 100%.
«Le nostre preoccupazioni – sottolinea Luca De Michelis, già presidente di Confagricoltura Liguria, nonché referente nazionale del florvivaismo made in Confagricoltura – sono forti anche per il calo dei consumi. Le difficoltà rischiano di condizionare le scelte aziendali. È purtroppo evidente che fiori e piante, pur con il loro importante apporto nel migliorare l’ambiente, la psiche e la qualità della vita, rischiano di essere sacrificati per risparmiare nel timore della crescita dell’inflazione».
Le aziende italiane sono in sofferenza per l’impennata dei costi produttivi ed energetici, la difficoltà a reperire i mezzi di produzione e la manodopera. Continuano a interessare lo stivale gli effetti del cambiamento climatico, come la siccità e le bombe d’acqua. Confagricoltura lo ha ribadito in occasione del gruppo di lavoro Fiori e Piante del Copa Cogeca, che si è appena concluso in Olanda.
Gli esperti europei si sono confrontati sul problema degli aumenti energetici e di produzione che, in assenza di misure urgenti, mettono in pericolo la tenuta dell’intero comparto all’interno della Ue.
«Il florovivaismo − aggiunge Luca De Michelis − ha sempre avuto un ruolo centrale nell’economia agricola nazionale. L’Italia è tra i principali produttori di piante e fiori della Ue e vanta una grandissima varietà grazie alle sue caratteristiche territoriali. Oggi il settore, malgrado l’evidente flessione dovuta alla pandemia, rappresenta un valore alla produzione che supera i 2,6 miliardi di euro. Il saldo attivo della bilancia commerciale è di oltre 400 milioni di euro, per un totale di 27mila imprese, che danno lavoro a più di 100 mila addetti».