Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 13-19 aprile 2022, rispetto alla precedente, una diminuzione dei casi in Liguria, ma uno sforamento sia dei posti letto in area medica, sia in terapia intensiva.
L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 72 province tra cui La Spezia (650), e Genova (555).
Per quanto riguarda i vaccini non grandi cambiamenti su popolazione vaccinata con due dosi, il tasso di copertura nella fascia 5-11 anni e sulle terze dosi.
Sulla quarta dose oltre che per le persone immunocompromesse, la circolare del ministero della Salute dell’8 aprile raccomanda il secondo richiamo per tre categorie di persone: gli over 80, i pazienti fragili della fascia di età 60-79 e gli ospiti delle Rsa che non ricadono nelle categorie precedenti.
Liguria quart’ultima per il tasso di copertura sulle persone immunocompromesse con il 3,5%
Per le altre categorie la percentuale è ancora insignificante: 0,1%.
«Dopo 7 settimane dal via libera della quarta dose per le persone immunocompromesse – commenta il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta – un tasso di copertura nazionale al 10,2% e ingiustificate differenze regionali dimostrano che, al momento, la protezione di oltre 790 mila persone estremamente fragili è un lontano miraggio. Di conseguenza, l’estensione della platea per la quarta dose ad oltre 5,2 milioni di persone richiede indubbiamente sia nuove strategie di comunicazione, sia meccanismi di chiamata attiva e non può essere affidata solo all’adesione volontaria».
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dimostrano che: l’efficacia dei vaccini sulla diagnosi rimane sostanzialmente stabile dal 51% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 49,2% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi salire al 66% dopo il richiamo;
l’efficacia sulla malattia severa rimane sostanzialmente stabile dal 73,1% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 74,5% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi salire al 90,4% dopo il richiamo.
Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 18,5-60,1%): fa eccezione la fascia 5-11 per la quale le diagnosi tra i vaccinati segnano un +23,4% rispetto ai non vaccinati. In tutte le fasce di età si riduce soprattutto l’incidenza di malattia grave (del 31,7-83,7% per ricoveri ordinari; del 61,2-86,6% per le terapie intensive) e decesso (del 60,1-89,8%).
«A una decina di giorni dal 1° maggio – conclude il presidente – data in cui dovrebbe decadere l’obbligo delle mascherine al chiuso, tutte le curve (nuovi casi, ricoveri, terapie intensive, decessi) si mantengono in una fase di plateau con lieve tendenza alla flessione. Tuttavia, la circolazione del virus rimane ancora molto elevata: il numero di positivi, verosimilmente sottostimato, supera quota 1,2 milioni, i nuovi casi giornalieri si mantengono oltre 50 mila e il tasso di positività dei tamponi supera il 15%. Di conseguenza, abolire l’obbligo di mascherina nei locali al chiuso è una decisione molto avventata per tre ragioni: innanzitutto, nei locali affollati e/o scarsamente aerati la probabilità di contagio è molto elevata; in secondo luogo, la vaccinazione offre una protezione parziale dal contagio; infine, ci sono milioni di persone suscettibili, non vaccinate o senza booster. Utile ribadire che la protezione individuale è massimizzata con la mascherina FFP2 e non con quella chirurgica, poco efficace nei confronti di omicron».