Lunedì 22 marzo per l’intera giornata si terrà lo sciopero che riguarderà gli addetti hub e consegne della filiera Amazon in Italia. A Genova ci saranno due presidi ai cancelli della sede di Genova Campi: uno su corso Perrone e l’altro su via 30 Giugno.
«Questo è il primo sciopero di Amazon che abbiamo a livello nazionale e anche qui a Genova – spiega Marco Gallo segretario Filt Cgil Genova – il gigante dell’e-commerce americano pensa di poter gestire il lavoro come se non ci fossero regole e contratti. Lunedì, anche da Genova, gli manderemo un segnale che gli ricordi che il lavoro non è una giungla e che esistono i doveri, ma ci sono anche i diritti».
Tra le principali richieste del sindacato una nuova organizzazione del lavoro, la stabilizzazione dei precari, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore. «Ci scusiamo sin d’ora con i genovesi che avranno dei disservizi da questo sciopero – continua Gallo – ma chi lavora ha una dignità da difendere e questo sciopero serve a ripristinare condizioni di lavoro degne di un paese civile».
Sono circa 300 i lavoratori sulla piattaforma di Genova in totale. “La misura è ormai colma e questo è frutto dell’atteggiamento di Amazon che manifesta un’indisponibilità cronica ad un confronto con le rappresentanze dei lavoratori”, spiegano in una nota Francesco Bottiglieri (segretario regionale Fit Cisl Liguria) e Mirko Filippi (coordinatore regionale Fit Cisl Liguria Logistica Trasporto Merci e Spedizione) che aggiungono: «Nel mese di luglio come sindacati confederali della Liguria abbiamo provato a proporre come alle altre principali committenti operanti sul nostro territorio, anche ad Amazon la piattaforma regionale riguardante i Driver ma Amazon ha subito demandato ad Assoespressi, associazione datoriale che avrebbe rappresentato tutti i fornitori di Amazon presenti in Liguria, ma anche qui la trattativa si è interrotta demandandola a un tavolo Nazionale, mentre con le altre committente si andava alla chiusura dell’accordo a tutela ed incremento dei diritti e del salario dei Driver».
Per la Fit Cisl la misura è colma “e non è più accettabile la situazione che si sta vivendo per quanti riguarda i carichi di lavoro ormai diventati insostenibili con l’aumento delle spedizioni dell’e-commerce e per le pressioni psicologiche a cui i lavoratori, in primis i driver, sono sottoposti quotidianamente. Basti pensare che il loro orario di lavoro impostato sette giorni su sette, i percorsi, l’ordine delle consegne sono organizzati da un freddo algoritmo che spesso e volentieri costringe questi lavoratori a saltare il pasto e trattenere i propri bisogni fisiologici per ore e ore, facendo correre nel vero senso della parola i lavoratori meno esperti, non facendo mancare i questo modo i danni ai mezzi che ricadano sulle spalle di questi lavoratori. In ultimo ma non per importanza la presenza di moltissimi, anzi troppi contratti di lavoro precari che hanno solamente lo scopo di tenere in soggezione i lavoratori che per lo più delle volte sono giovanissimi e appena affacciatisi al mondo del lavoro. Per queste motivazioni come Fit Cisl insieme alle altre organizzazioni sindacali confederali abbiamo detto basta è indetto la prima azione di sciopero che ne vedrà delle altre se le nostre richieste non verranno ascoltare. Come Fit Cisl Liguria riteniamo che al primo posto ci debba essere la dignità e il rispetto della persona e fino a quando questo non ci sarà al 100% ci vedrà impegnati sempre in prima linea a difesa dei lavoratori”.
La Uiltrasporti rincara la dose: “Fermarsi per fare pipì diventa un problema, come mangiare un panino a pranzo: a decidere tutto è infatti un algoritmo stabilito da Amazon che sottomette i corrieri e li obbliga a ritmi da vecchia piantagione di cotone. A Genova a incrociare le braccia saranno circa 300 driver che lavorano per le società Bs Trasporti, L&D S.r.l e Jet Express S.r.l per la filiera Amazon, aziende che raccolgono moltissimi giovani con contratti di lavoro precari imposti da Amazon per tenere i lavoratori in condizioni di grande soggezione. I ritmi imposti sono particolarmente gravosi”.
In Liguria, già nel mese di luglio 2020 i sindacati confederali avevano provato a portare al tavolo delle trattative Amazon, per poter coinvolgere il colosso di Seattle nella piattaforma regionale prevista per tutti i corrieri. Accordo al quale Brt, Sda e Gls avevano negoziato e aderito.
«Da subito Amazon ha palesato la sua indisponibilità a trattare con il sindacato, demandando l’eventuale trattativa ad un’associazione datoriale che avrebbe dovuto rappresentare tutti i fornitori di Amazon – spiega Giovanni Ciaccio, coordinatore regionale logistica e trasporto merci Uiltrasporti – Purtroppo dopo solo due riunioni si è interrotta la trattativa. Eppure, il negoziato è continuato con gli altri colossi delle e-commerce, fino a giungere alla firma del primo accordo storico con i committenti, un protocollo che regolamenta retribuzioni, orari di lavoro e franchigie dei dipendenti dei fornitori».
Amazon ha cercato in tutti i modi di evitare la trattativa prediligendo quella nazionale, ma in alcune regioni il colosso ha firmato accordi inferiori del 30% e oltre il valore economico dell’accordo quadro ligure.
Interrotta anche la trattativa nazionale, vista l’arroganza dimostrata da Amazon e dalle associazioni di categoria che la rappresentano, è stato proclamato uno sciopero nazionale.
«A differenza dei corrieri che operano in Sda – Dhl – Brt – Gla che, grazie all’accordo quadro sottoscritto, hanno ottenuto una disciplina dell’orario di lavoro, una retribuzione adeguata al lavoro che svolgono e carichi di lavoro regolamentati, i corrieri che operano per Amazon sono gestisti da un algoritmo ideato e gestito dalla multinazionale stessa, con dei carichi di lavoro e tempi che non si possono discutere – spiega Ciaccio – spesso i lavoratori non sono in grado di riuscire a fermarsi per mangiare un panino e per necessità fisiologiche. Tutto questo non è umano, né civile, né accettabile».
Inoltre Amazon, rileva Uiltrasporti, impone ai lavoratori turni di lavoro sette giorni su sette: domeniche e festivi compresi, con consegne programmate tra le 8 del mattino e le 22, talvolta mettendo in situazioni imbarazzanti i corrieri che si presentano a casa dei clienti in orari sconvenienti perché decisi da un algoritmo.