Un sistema a basso costo per monitorare i flussi dei visitatori dei musei, analizzandone nel dettaglio gli spostamenti tra le diverse sale, le soste davanti alle opere esposte ed eventuali comportamenti dannosi con lo scopo di aiutare i gestori a migliorare i percorsi espositivi, ottimizzare l’allestimento e ridurre la congestione nelle aree più affollate.
È il progetto PathSense, sviluppato dalla startup innovativa genovese Deepleey con il sostegno di Start 4.0 e della Cte Genova, la Casa delle tecnologie emergenti che ha sede a Pra’.
Il progetto nasce in risposta alla Call4startup lanciata dal Cte Genova per accompagnare lo sviluppo delle proposte tecnologiche e innovative più interessanti nel settore dell’industria culturale e creativa, con lo scopo di valorizzare il patrimonio culturale e migliorare la fruizione dei musei genovesi.
«Siamo partiti da una domanda semplice. Al valore di un’opera d’arte esposta in un museo corrisponde l’interesse e il tempo dedicato dalle persone in visita? Questo è stato lo spunto di partenza». Gabriele Torre, fondatore e ceo di Deepleey, spiega a Liguria Business Journal com’è nato il progetto e quali applicazioni può avere.
– Ci racconti di PathSense?
«Il nostro obiettivo era sviluppare un sistema di monitoraggio per supportare la gestione dei visitatori che fosse a basso costo, perché spesso i musei non hanno grandi budget, e che potesse essere declinato in diverse realtà, quindi facilmente replicabile. La soluzione proposta è un sistema integrato che combina hardware e software e si basa su un sistema di telecamere e su algoritmi di Intelligenza artificiale che consentono di rilevare e tracciare in tempo reale la presenza delle persone».
– Dove avete sperimentato il progetto?
«La fase di test del progetto si è svolta a Palazzo Rosso ed è durata un mese. Abbiamo scelto il periodo natalizio per sfruttare l’elevato afflusso di visitatori, il che ci ha permesso di raccogliere feedback particolarmente interessanti sul funzionamento del nostro sistema. Sono state installate nove telecamere in sette ambienti diversi, con l’obiettivo di osservare e analizzare il comportamento dei visitatori all’interno delle sale espositive, concentrandoci in particolare sui loro spostamenti e sui punti in cui tendono a soffermarsi più a lungo. Il sistema è in grado di tracciare i percorsi delle persone anche da inquadrature differenti e su distanze significative, offrendo un livello di dettaglio difficilmente raggiungibile con la sola osservazione da parte del personale museale».
– Cosa avete osservato?
«Dove si soffermavano i visitatori, per quanto tempo, come si muovevano, se in gruppo o singolarmente, e anche se vi erano aree più difficili dal punto di vista dell’accessibilità, che le persone non riuscivano a raggiungere oppure in cui transitavano solo velocemente. I risultati delle analisi vengono presentati in una dashboard interattiva che rende una visualizzazione chiara e intuitiva dei movimenti».
– Tutte informazioni utili per capire come collocare al meglio le opere d’arte o riprogettare gli allestimenti.
«Non solo. Dall’analisi dei dati si può anche capire se ci sono dei comportamenti che possono essere valorizzati o degli spazi, degli oggetti che possono essere utilizzati in modo diverso. Ad esempio è stato osservato che i visitatori di Palazzo Rosso sostavano spesso vicino a uno specchio. Questo elemento può essere un’idea da sfruttare dal punto di vista del marketing: “Fai un selfie e tagga il museo”».
– Il monitoraggio attivo permette anche di proteggere le opere d’arte individuando situazioni di rischio…
«Sì, anche per mettere in luce comportamenti che possono essere involontariamente dannosi. Durante la sperimentazione, per esempio, ci siamo accorti che alcune aree interdette venivano superate con una certa frequenza. Un comportamento che, se reiterato nel tempo, può diventare potenzialmente dannoso, ma che può essere facilmente corretto introducendo segnaletica più chiara o, semplicemente, un cordone che impedisca il passaggio».
– PathSense è una soluzione pensata per il patrimonio museale, ma può essere applicabile anche ad altri contesti?
«Il nostro sistema può essere applicato non solo nei musei, ma anche in siti archeologici, luoghi storici, biblioteche e archivi. Al di fuori dell’ambito culturale, la gestione dei flussi di visitatori rappresenta una sfida importante in tutti i contesti ad alta frequentazione, dove l’analisi del comportamento del pubblico può offrire un valore concreto per migliorare l’organizzazione degli spazi e l’esperienza complessiva delle persone».
Chi è Deepleey
Deepleey è una startup innovativa fondata a ottobre del 2022 da Gabriele Torre, con un dottorato in matematica applicata, Giuseppe Russo e Sara Carbone, entrambi statistici. Provenienti da esperienze diverse, i tre hanno deciso di mettersi insieme e autosostenersi attraverso consulenze per le imprese e partecipando a bandi dedicati all’innovazione.
La startup sviluppa soluzioni integrate di Intelligenza Artificiale, Computer Vision e analisi di Big Data che forniscono informazioni e dati quantitativi a sostegno dei processi decisionali aziendali, dalle campagne marketing e di comunicazione a quelle strategiche.