Nel 2024 nuovo anno record del private debt in Italia per raccolta e investimenti. Si registrano:
ammontare raccolto: 1,4 miliardi di euro (+13% rispetto al 2023)
ammontare investito: 5,0 miliardi di euro (+53%)
società finanziate: 168 (+14%).
In Liguria le operazioni riguardano due società per 29 milioni di euro.
Secondo il rapporto che Aifi ha presentato, in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti, nel 2024 la raccolta degli operatori di private debt attivi nel mercato italiano ha registrato una crescita del 13% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 1.360 milioni di euro rispetto ai 1.200 milioni del 2023. Questi dati evidenziano un trend di crescita costante del settore, che si rafforza anno dopo anno. Il numero degli operatori che hanno raccolto capitali si conferma stabile a 13, come già avvenuto nel 2023.
Che si intende per private debt? Con questo termine si indicano tutti gli strumenti di debito sottoscritti attraverso canali extra-bancari da investitori istituzionali. Negli ultimi anni questi strumenti sono diventati sempre più importanti per il finanziamento di quelle piccole e medie imprese che oggi riscontrano difficoltà crescenti nell’accedere ai tradizionali canali creditizi, per problemi di dimensioni o di lentezza dell’iter burocratico.
Secondo i dati Bce negli ultimi dieci anni il numero degli enti creditizi in Europa è diminuito di quasi il 30%. Per le pmi si è quindi ridotto il numero di controparti sul territorio e quindi sono diminuite le opportunità di finanziamento. Inoltre la regolamentazione bancaria di Basilea III, entrata in vigore nel 2010, prevede che ogni banca detenga un certo ammontare di liquidità a seconda del rischio che assume. I finanziamenti alle pmi presentano, in genere, profili di rischio più elevati rispetto ad altri strumenti e richiedono quindi che la banca accantoni capitali consistenti per far fronte a tale rischio. A causa di queste due dinamiche si è ridotto l’ammontare dei finanziamenti dalle banche verso le pmi.
Per capire l’importanza per lo sviluppo a lungo termine del nostro Paese della facilitazione dell’accesso al debito delle pmi bisogna tenere preente che le pmi sono l’asse portante del tessuto economico italiano. Secondo i dati dell’Istat, al 2024, il numero totale di aziende attive in Italia è circa 5.083.500. Questo dato comprende tutte le dimensioni di aziende: grandi, medie e piccole. Le pmi rappresentano la stragrande maggioranza, con circa 4,9 milioni di aziende. La maggior parte di queste pmi però sono microimprese, cioè attività composte da meno di 10 persone, tra cui professionisti, ditte individuali o aziende a conduzione familiare. Le imprese considerate piccole e medie in Italia, che hanno tra 10 e 249 dipendenti, sono significativamente meno numerose rispetto al totale delle pmi, si aggiranointorno alle 221.000 unità
Il rapporto Aifi precisa che guardando alla provenienza dei capitali, i fondi pensione e le casse di previdenza sono stati la prima fonte della raccolta (39%), seguiti dal settore pubblico e i fondi di fondi istituzionali (28%) e dalle assicurazioni (12%). Se guardiamo ai soli fondi pensione e casse di previdenza, la provenienza geografica dei capitali è per il 54% estera. Si specifica che le elaborazioni sulle fonti rappresentano il 66% del totale raccolto.
Nel corso del 2024 sono stati investiti complessivamente nel mercato italiano del private debt 4.962 milioni di euro, valore più alto mai registrato e in crescita del 53% rispetto all’anno precedente (3.251 milioni). Analogamente al fundraising, anche per gli investimenti si registra una crescita costante nel tempo, alimentata soprattutto dall’incremento delle operazioni di grandi dimensioni. Il numero di società finanziate è stato pari a 168 società, in aumento del 14% rispetto alle 147 del 2023.
Guardando alla provenienza geografica degli operatori, i soggetti domestici hanno realizzato il 60% del numero di operazioni, mentre l’80% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali. Per quanto concerne la dimensione degli investimenti, si segnala un peso sempre più marcato delle operazioni di dimensione rilevante; nel 2024 le società che hanno ricevuto almeno 100 milioni di euro ciascuna sono state 11, per un ammontare complessivo di 2.698 milioni di euro, in crescita rispetto alle 4 società dell’anno precedente, che avevano ricevuto 1.504 milioni.
Per quanto riguarda le caratteristiche delle operazioni, la durata media è di 5 anni e 10 mesi, mentre il tasso d’interesse medio è pari all’8% se consideriamo le operazioni a tasso fisso, mentre per quelle a tasso variabile il valore è pari al tasso di riferimento1 a cui si aggiunge uno spread del 5,6%.
Con riferimento all’obiettivo dei finanziamenti, nel 2024 il 36% dell’ammontare investito è stato indirizzato al supporto di operazioni di lbo (leveraged buy-out , consiste nell’acquisto di una società effettuato ricorrendo in misura maggiore all’indebitamento) mentre il 27% verso la crescita interna delle società target. A livello di numero il 33% del totale ha riguardato debito a supporto di operazioni di buy out e il 32% la crescita interna delle società target.
A livello geografico, la prima regione resta la Lombardia, dove è localizzato il 34% delle società italiane oggetto di investimento, seguita da Emilia-Romagna (12%) e Lazio e Veneto (11%).
Con riferimento ai settori di attività, al primo posto con il 20% del numero di imprese troviamo i beni e servizi industriali, seguiti da energia e ambiente, con il 19%. Si sottolinea che il 58% delle società target ha meno di 250 dipendenti.
«Nel 2024 il mercato del private debt è stato da record sia nella raccolta sia negli investimenti – dichiara Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi –. L’incremento del 53% negli investimenti è la dimostrazione della necessità di tale strumento a supporto dello sviluppo aziendale. Per questo oggi è fondamentale che gli investitori istituzionali facciano la loro parte per permettere agli operatori di moltiplicare le azioni a sostegno delle realtà imprenditoriali generando circoli virtuosi di crescita».
Nel 2024 le società che hanno effettuato rimborsi sono state 81 (82 l’anno precedente, -1%), per un ammontare pari a 439 milioni di euro (-32%). Il rimborso come da piano di ammortamento dello strumento ha rappresentato la tipologia più utilizzata in termini di numero, il 73% del totale. Gli operatori che hanno ricevuto rimborsi (anche parziali) sono stati 13, rispetto ai 16 dell’anno precedente.