«Ho fatto qualche calcolo per la presentazione di oggi, in questo momento, nella sola città di Genova, stiamo mobilitando 300 milioni sui cantieri. Quindi, l’ateneo impatta nella società non solo per le sue attività di formazione, ricerca, divulgazione scientifica e culturale, ma anche come volano di economia e di lavoro». Lo ha detto, secondo quqnto riporta l’agenzia Dire, il rettore dell’Università di Genova Federico Delfino all’inaugurazione dell’anno accademico nell’ex chiesa di San Salvatore, in piazza Sarzano.
Al centro dell’inaugurazione è stata la Blue economy, con la lectio magistralis affidata all’amministratore delegato di Costa Crociere, Mario Zanetti. «L’Università di Genova si è specializzata negli anni sia sulla parte didattica, sia sulla parte di ricerca, di relazione con le imprese per l’economia e la cultura blu- ha aggiunto Delfino- stiamo parlando di un comparto che in Liguria mobilita più di cinque miliardi di produzione. Spesso, però, non si trovano abbastanza addetti e figure professionalizzate, con la mancata risposta ad esempio del 50% delle esigenze delle imprese del territorio per ingegneri di area industriale».
Delfino, tra l’altro, ha fatto il punto sul trasferimento della facoltà di Ingegneria a Erzelli: «Finalmente, dopo 20 anni, siamo arrivati alla fase di cantieri, sono in corso i lavori per il lotto B, che riguarda i laboratori, mentre è partita la gara per il lotto A, che riguarda le aule, gli uffici e i dipartimenti. Il cronoprogramma prevede che nel 2028 saremo sulla collina degli Erzelli a sviluppare la nostra attività». Nel dettaglio, il lotto B, per un’area di 14.600 metri quadrati, vale 76,7 milioni di lavori, che dovrebbero concludersi nel 2027, mentre un anno dopo è prevista la fine delle opere del lotto A, in un’area di 45.000 metri quadrati per 177 milioni. Quanto al futuro delle aree attualmente occupate da Ingegneria, aggiunge il rettore, «sono aree pregiate all’interno del centro di Genova, sicuramente non possiamo permetterci di avere due sedi per i dipartimenti di Ingegneria: sarà cura dell’ateneo valorizzarle al meglio per avere anche le risorse per sviluppare tutti i campus che connotano questa città».
Grande attenzione di Unige è rivolta alla riqualificazione dell’Albergo dei Poveri. Qui gli interventi sono molteplici: 3,6 milioni per il percorso urbano interno e 2,8 milioni per il restauro delle coperture e dell’ala Est, con lavori che si concluderanno il prossimo ottobre, 2,3 milioni per la nuova aula magna che sarà pronta nel corso del 2026. Quest’anno, inoltre, partiranno i lavori per lo studentato da 100 posti letto, mentre sono già partiti quelli all’ex Magistero, sgomberato dal Laboratorio sociale Buridda. Lavori anche per la facoltà di Medicina, con la nuova aula magna da 328 posti quasi pronta alla Clinica oculistica, e la riqualificazione dell’ex Saiwetta con una gara al via da 31 milioni. Ci sono, ancora, progetti di partenariato pubblico-privato per il campus di Valletta Puggia e di Sarzano, attorno all’area della Casa Paganini. «Oggi, gli atenei italiani, per competere di più nel mondo ed esprimere sempre meglio il loro valore, hanno necessità di attrarre sempre più studenti internazionali, anche per far fronte al calo demografico che connoterà i prossimi anni. Quindi, è fondamentale avere grandi contenitori, grandi servizi per gli studenti», ha sottolineato il rettore. Ma l’Università da sola non può bastare: «Il ministero l’anno scorso aveva fatto uscire un report in cui si diceva che a Genova servivano più di 9.000 posti letto, abbiamo bisogno anche dei privati: vogliamo incentivare tutti i gestori privati a vedere anche in Genova una città in cui investire in studentati, perché oltre agli studenti borsisti, che sono in cima ai nostri pensieri, abbiamo bisogno anche di affrontare il tema del mercato e quindi dell’offerta di ricettività per tutti gli studenti che arrivano da fuori regione e da fuori Italia».
Gli studenti non genovesi rappresentano oltre il 30% degli iscritti, che lo scorso anno hanno superato quota 33.200, e quest’anno, con dati non ancora consolidati, sono in lieve aumento. Di questi, appunto, il 18% arriva da altre regioni italiane e un ulteriore 11% dall’estero. Sempre a proposito di dati, il 31% degli universitari è iscritto a corsi Stem (oltre la media nazionale del 25%), mentre nel 2024 si sono laureate 5.900 persone. In totale, sono offerti 142 corsi di studio, di cui 22 in lingua inglese. Sono oltre 1.300 i dottorandi per 31 corsi, di cui 14 in inglese.
All’esterno della chiesa ha manifestato un gruppo di lavoratori precari dell’ateneo, con un ostriscione che rappresentano una nave alla deriva e riporta la scritta “Lottiamo per non affondare”. I manifestanti hanno spiegato: «Siamo precari che portano avanti la didattica e la ricerca, siamo circa la metà dei lavoratori dell’Università. Il nostro lavoro è essenziale, anche se spesso invisibile e isolato, senza garanzie contrattuali, in una condizione di ricattabilità che ci impone di svolgere mansioni anche gratuitamente, a causa di decenni di sottofinanziamento».
«Tutti noi appartenenti alla comunità accademica – ha ricordato Delfino – abbiamo vissuto fasi di precariato, quindi comprendiamo benissimo la loro posizione. Siamo molto vicini a loro perché le posizioni a tempo determinato sono sempre state una costante del mondo universitario italiano. Si fa questo mestiere per vocazione, per passione e si passa anche attraverso fasi di questo tipo». Il rettore ha annunciato che si cercherà di trovare tutti gli strumenti per poter dare continuità al lavoro di queste figure fondamentali per l’ateneo. Un aiuto potrebbe arrivare anche dall’annunciata crescita di risorse ministeriali in arrivo nel 2025: «Nel 2024 c’è stata una riduzione di fondi però, nel 2025 gli auspici sono buoni perché il ministero ha comunicato che il fondo di finanziamento ordinario ritornerà ai valori del 2023, che per noi erano soddisfacenti: a maggio avremo il quadro più delineato, ma sono fiducioso di poter riprendere con un finanziamento che è coerente con tutta la mole di lavoro che abbiamo messo in campo».
Il vicesindaco reggente, Pietro Piciocchi, ha sottolineato che «Genova può avere una vocazione di città universitaria e dobbiamo lavorare molto su questo, anche e soprattutto come opere di urbanizzazione. Il centro storico può essere un campus universitario a cielo aperto magnifico».