Confcommercio Genova esprime preoccupazione e supporta la posizione di Fipe contro il recente decreto del ministero dell’Interno. Le nuove linee guida, concepite senza consultare le associazioni di categoria, introducono responsabilità che non competono agli imprenditori del settore.
Il decreto non dà obblighi, ma introduce delle linee guida che, nei piani del ministero, implicano un vantaggio reputazionale a favore dell’esercente e si sostanziano nella possibilità di beneficiare di una riduzione del carico di responsabilità oggettiva in caso di disordini o di ritrovo abituale di persone pregiudicate o pericolose: installare sistemi di videosorveglianza; garantire un’adeguata illuminazione delle aree in cui l’attività economica viene esercitata, anche in aggiunta all’illuminazione pubblica; assicurare il rispetto delle prescrizioni normative che disciplinano ciascuna attività economica, nonché della disciplina, anche di natura fiscale, in materia di utilizzo del suolo pubblico; rispettare le previsioni di legge sulla somministrazione e il consumo sul posto di alcolici nella fascia oraria dalle 24 alle 7; assicurare il rispetto delle ordinanze sindacali in materia di esercizi di vendita e somministrazione di alimenti e bevande; adottare ogni misura utile a tutela dei minori, con particolare riferimento ai divieti di somministrazione di bevande alcoliche e di accesso agli apparecchi di intratteniment; segnalare tempestivamente alle Forze di polizia situazioni di illegalità o di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica. I gestori vengono invitati anche a essere sentinelle delle situazioni di abusivismo. Vengono poi previsti meccanismi premiali in favore degli esercenti virtuosi.
Alessandro Cavo, presidente Fipe Confcommercio-Liguria, sottolinea: «I gestori di bar, ristoranti e discoteche già si impegnano quotidianamente per prevenire e segnalare situazioni di pericolo alle forze dell’ordine. Le imposizioni del decreto sono inaccettabili: scaricare sulle spalle degli operatori responsabilità che spettano allo Stato significa ignorare la reale funzione di questi esercizi, che è quella di accogliere, non di fare ordine pubblico. Raccogliamo da molti dei nostri associati, nelle ultime ore, sconforto e rabbia: dopo aver affrontato anni difficili a causa del Covid, nessuno si sarebbe aspettato di dover nuovamente esercitare funzioni di pubblica sicurezza. Non possiamo più tollerare normative che aggravano ulteriormente il carico di lavoro degli imprenditori senza una logica di semplificazione e sostegno».